Nel cuore del Friuli rinasce un tesoro del vino italiano

Ventiquattro ettari di terreni destinati alle vigne e altri 13 lasciati a bosco in una logica di integrazione tra eccellenza vitivinicola e biodiversità che racconta di un rapporto millenario e prezioso tra l’uomo e la terra, tra il vino e la natura.
È questa la sfida, vinta, di La Viarte. La cantina di Prepotto è al centro di una storia di 50 di crescita e di successi in quella parte della provincia di Udine che accoglie i Colli orientali del Friuli, con la Slovenia a un passo e il torrente Judrio a segnare il confine con l’altro terroir prestigioso dell’area, il Collio.
Una storia che ha aperto un nuovo capitolo con l’ingresso, in pianta stabile, di Riccardo Polegato e delle sorelle Luana e Giulia nella gestione dell’azienda. Tutti giovanissimi ma già esperti ed appassionati di un modo di fare il vino che unisce tradizione e innovazione, cultura e natura, Riccardo, Luana e Giorgia sono figli d’arte (la famiglia era tra i proprietari del famoso marchio Astoria) e in poco più di un paio d’anni hanno saputo riportare La Viarte al suo pieno potenziale.

«Quando siamo arrivati nel 2023 si vendevano sì e no 50 mila bottiglie» ricorda il giovane Polegato «adesso siamo già tornati a 200 mila, grazie al lavoro della rete di 70 agenti in tutta Italia nel circuito Horeca e abbiamo raddoppiato il fatturato, arrivato a 4 milioni di euro. Per noi il mercato interno vale il 90% delle vendite, mentre all’estero siamo presenti in Germania, Austria, Svizzera, ma vedremo di espanderci verso l’Est Europa. Abbiamo lanciato due nuovi vini, una Ribolla gialla non filtrata e l’uvaggio Incò. In cantina ci avvaliamo, per le questioni tecniche, della consulenza di Gianni Menotti, un enologo tra i più conosciuti».
Dubbiosi sulle fondamenta stesse della produzione bio, i giovani Polegato hanno scelto la via della lotta integrata.
«Abbiamo scelto un percorso integrato con l’ecosistema del territorio» aggiunge Polegato «in cui il bosco protegge le vigne, garantisce escursioni termiche corrette, offre biodiversità. I vitigni sono quelli della tradizione come il friulano, la ribolla, la malvasia, lo schioppettino. Sebbene siamo di fatto biologici adottiamo una modalità di lotta integrata (Sqpmi) che garantisce qualità e rispetto dell’ambiente. I mercati ci chiedono vini più freschi ma non è la gradazione che fa il vino. È impensabile snaturare la produzione peculiare del Friuli solo per seguire le mode, qualità e tradizione a mio avviso contano di più».

Riconosciuta al Vinitaly 2025 come azienda di eccellenza, ben 7 etichette dell’azienda friulana hanno ottenuto un punteggio superiore a 90 punti, conquistando di diritto un posto all’interno di 5StarWines – the Book, la selezione enologica che Veronafiere organizza in collaborazione con Assoenologi, il futuro di La Viarte passa anche per un percorso di investimenti tecnologici e architettonici fondamentali sia per la produzione vera e propria sia per stimolare nuovi percorsi di esperienza gustativa direttamente in loco.

E gli investimenti in questo senso sono in pieno fermento: avvicinandosi alla tenuta, già da lontano si notano i tre portali ad arco in acciaio corten, dal caratteristico color ruggine, dislocati nei punti di maggior interesse.
«Li abbiamo voluti così perché ricordano immediatamente l’apertura, la primavera, La Viarte, appunto. Quello più in alto» racconta Polegato «è a 210 metri sul livello del mare. Accanto ci realizzeremo una terrazza per le degustazioni all’aperto, nella bella stagione e in autunno si potrà godere di un panorama unico, sorseggiando un buon calice. Credo molto nell’incoming, l’idea è quella di rendere la tenuta accessibile agli appassionati che verranno a trovarci, dall’Italia e dall’estero». Uno strumento in più per proseguire nello sviluppo e nel posizionamento di un’eccellenza del territorio che le cui potenzialità, nazionali e internazionali, sono ancora tutte da scoprire.
Per informazioni:
laviarte.it
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