Studente italiano laureato ad Harvard 'siamo sconfortati'

(ANSA) - ROMA, 17 GIU - "La prima parola che ho in mente è 'sconforto', ci siamo sentiti una sorta di pedina di scambio per una questione molto più grande di noi. Il filo conduttore è l'attacco alle istituzioni, non solo nei confronti di Harvard ma anche della ricerca, della medicina, della giustizia, è stato licenziato il capo dei vaccini della Fda, il governatore della banca centrale è sotto attacco ogni giorno come i magistrati e tutto il sistema educativo". A dirlo è Guglielmo, un giovane italiano che si è laureato appena tre settimane fa in Business Administration ad Harvard, "nel giorno in cui era fissata una udienza sul visto agli studenti stranieri". Il giovane è intervenuto all'incontro 'La svolta illiberale degli Usa', che ha visto, tra gli altri, gli interventi della docente universitaria Maria Pia Abbracchio, dall'ambasciatore Michele Giacomelli e dalla presidente di Azione Elena Bonetti che è anche docente universitaria. "Harvard - ha proseguito Giacomo - è la più vecchia università e preda succulenta di questa strategia. Accusata di antisemitismo, durante gli attacchi terroristici di 2 anni fa e di mancanza di libertà di espressione per chi non è di sinistra, ha visto prima cancellati i fondi di ricerca e le agevolazioni fiscali. Poi è stata cancellata la possibilità di avere studenti internazionali che pagano le rette più alte e quindi sono fonti di guadagno. Noi studenti internazionali siamo piccole pedine in uno scontro ampio e questo è per noi motivo di sconforto di incapacità di poter fare qualcosa". Per Bonetti "non si può attendere oltre: oggi manca una strategia di governance unitaria che faccia della ricerca europea una ricerca coesa, con una massa critica per diventare competitiva a livello internazionale. L'Europa deve diventare un payer importante". Bonetti e Abbracchio hanno annunciato per oggi in Aula alla Camera la presentazione di una mozione "per favorire il rientro dei cervelli dall'Europa e dagli Stati Uniti potenziando la struttura interna della ricerca, ovvero istituendo una Agenzia nazionale per la ricerca che garantisca una tempistica di reclutamenti e di finanziamenti nazionali temporalmente stabile, in modo che gli scienziati sappiano che ogni anno escono i bandi e facciano le domande. Questa Agenzia è indispensabile - ha osservato Abbracchio - perchè deve avere una programmazione quinquennale, meglio se decennale ed essere indipendente dal passaggio dei diversi governi". (ANSA).
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