Nannini, progetti con De Gregori, li sentirete al Circo Massimo

L'artista si racconta a Radio2 Social Club

(ANSA) - ROMA, 11 MAG - "Per me il Circo Massimo è nuovo, è la prima volta. Mi sto allenando per questo concertone, devo fare bella figura. Ogni giorno dopo colazione faccio sport, pilates, nuoto, bici e corsa. In questo concerto in particolare, ci sarà il triangolo del blues, con canzoni del mio passato, poi del mio presente e del mio futuro, con un ospite d'eccezione che è Francesco De Gregori". "Abbiamo lavorato insieme ad alcuni progetti e vogliamo farli sentire. Un sogno, un onore, qualcosa di metafisico". Nel giorno dell'uscita del suo nuovo singolo Panorama e pronta per tre rock show speciali, dal 26 giugno al Circo Massimo, Gianna Nannini si racconta a Radio2 Social Club, ai microfoni di Luca Barbarossa con Ema Stokholma, nella puntata in onda lunedì 12 maggio su Rai2 alle 8.45. Il percorso musicale della rocker senese è iniziato molto presto: "Ho cominciato a 14 anni, sentivo questo dono, scrivevo le canzoni e volevo farle sentire agli altri. Non pensavo al successo, non sapevo cosa volesse dire, pensavo ad andare via di casa, cantare, a fare questo mestiere", spiega. "Poi a un certo punto mi sono trovata che mi riconosceva la gente, nelle classifiche, ma non mi sono mai preoccupata di questo, ma solo di fare il prossimo disco, sempre di ricercare, sperimentare e non sedermi. Anzi mi sembrava una responsabilità, 'bisogna che mi impegni!' L'ho presa sempre come una grande avventura, il successo è un sogno non un risultato, e la missione non è ancora compiuta". Ma la strada per il successo non è stata priva di difficoltà: "Da ragazzina coltivavo la fuga più che il sogno. Giocavo a tennis e un giorno ho perso a tennis 6-0 con questa tipa, non vidi proprio la palla. Non l'avrei mai battuta, inutile insistere. Da quel momento ho scelto di dedicarmi interamente alla musica". "Non c'entravo niente con la realtà in cui vivevo, non era il mio, volevo fare la cosa che sentivo. E per fare la cosa che sentivo non ero incoraggiata ma scoraggiata, dovevo scegliere la fuga che mi avrebbe dato questa possibilità e farcela con tutti i mezzi miei, senza chiedere aiuto", spiega, "quindi un'autodisciplina per arrivare alla fuga e poi fare entrare questa ispirazione che avevo e che poi sono diventate canzoni". Raccontando i suoi primi passi nel mondo della musica ricorda ancora: "A Roma non andava bene, a Milano facevo pianobar ma non mi voleva nessuno perché cantavo canzoni un po' tristi, tipo la storia di Maria Paola una scheda in clinica. Gente che avevo conosciuto, con problemi di psichiatria, morta per auto procurato aborto: la gente che è venuta a sentirmi è andata via perché dopo un po' erano tutti tristissimi. Il rock mi ha un po' aperto invece di chiudermi nella canzone d'autore, un po' introspettiva. Mi cantavo un po' addosso probabilmente, come diceva Mara Maionchi, e il rock mi ha aperto una strada, di raccontare tutto quello che avevo dentro. Mara è stata importantissima, mi ha dato due calci e mi ha detto 'Se continui così non ti ascolta nessuno'". (ANSA).

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