Mafia, blitz contro il clan dei "Cursoti milanesi": ordinanza per 21 persone

Oltre 200 carabinieri del comando provinciale di Catania sono impegnati nell'operazione antimafia denominata 'Cerbero' contro il clan dei 'Cursoti milanesi', storicamente radicato nel capoluogo etneo, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 presunti appartenenti alla cosca. Il provvedimento, emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e detenzione e porto illegale di armi da sparo in concorso. E' contestata anche l'aggravante del metodo mafioso. L'operazione eseguita con il supporto dei reparti specializzati dell'Arma - tra cui la compagnia di intervento operativo del XII reggimento Sicilia, lo squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia e i nuclei Elicotteri e Cinofili - e' in corso, contemporaneamente, oltre che a Catania, anche nelle province di Agrigento, Benevento, Cosenza, Enna, Lecce, Reggio Calabria, Salerno, Siracusa, Verbano-Cusio-Ossola e Voghera. La faida interna per il potere e gli assalti, con gruppi composti da diverse decine di giovani, a una discoteca del porto di Catania. Sono alcuni degli aspetti criminali emersi dall'inchiesta Cerbero della Dda della Procura etnea sul clan dei Cursoti milanesi, storicamente radicato in citta', che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza cautelare in carcere di 21 indagati. Il provvedimento del gip e' stato eseguito da carabinieri del comando provinciale di Catania. L'inchiesta ha fatto luce sulla violenta e brutale contrapposizione esplosa all'interno del gruppo mafioso dopo la morte, il 9 dicembre del 2020, dello storico capo Rosario Pitara'. Due i gruppi che sarebbero contrapposti con una feroce lotta per la leadership ed il controllo del territorio all'interno del clan dei Cursoti milanesi: quello di Carmelo Distefano e quello guidato dai fratelli Giuseppe e Alfio Cristian Licciardello. Ne sarebbe derivata, ricostruisce la Procura, "una violenta escalation criminale, caratterizzata da condotte estremamente aggressive e spregiudicate, con scontri armati e reciproche azioni di ritorsione tra le due fazioni, culminate in agguati, intimidazioni e gravi atti di violenza anche fisica". "La spietata competizione per il controllo del territorio e delle attivita' illecite, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti - contesta l'accusa - avrebbe cosi' evidenziato l'elevata pericolosita' dei sodali e la perdurante capacita' offensiva del sodalizio mafioso". L'inchiesta ha fatto anche luce sulla richiesta del 'pizzo', prima di 200 euro poi passata a 400 euro a serata, al titolare di una discoteca del porto di Catania per la "protezione contro disordini nel locale". Per convincere la vittima, il gruppo avrebbe compiuto degli 'assalti' alla discoteca utilizzando anche 50 persone per volta, sfondando la porta d'ingresso e aggredendo i responsabili della sicurezza. Durante le indagini i carabinieri hanno sequestrato armi da fuoco, sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e 176 banconote da 20 euro false pronte per essere immesse sul mercato. (NPK)

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