Libero De Rienzo nel ritratto degli amici da Germano a Golino

(ANSA) - ROMA, 25 OTT - "La felicità "è un finto valore, il valore è l'onestà, il non prendersi troppo sul serio". Parole, da un'intervista di qualche anno fa, presente nel documentario, di Libero De Rienzo, l'attore tanto carismatico quanto lontano dai rituali della popolarità, scomparso a soli 44 anni nel 2021. Un uomo e un talento unico del quale Alessio Maria Federici compone un ritratto in Libero - Sempre comunque mai prodotto da Greenboo Production in collaborazione con Rai Cinema, al debutto alla Festa del Cinema di Roma. De Rienzo qui è tratteggiato attraverso le voci, le riflessioni, i ricordi, le emozioni di chi l'ha amato e ha condiviso con lui un pezzo di strada, umana e artistica. Un coro soprattutto di amici, come Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Valeria Golino, Elio Germano, lo scrittore Premio Strega Emanuele Trevi (che al momento della scomparsa aveva definito l'attore capace "di contenere in sé oceani di dolcezza e disperazione"), Michele Riondino, Marco Risi, Marco Bocci, David Grieco, Micaela Ramazzotti, Stefano Fresi, Massimiliano Bruno, Andrea Sartoretti, Marco Ponti, Willie Peyote, Pietro Sermonti, Marco Risi, che l'ha diretto in una delle interpretazioni più indimenticabili, quella del giornalista ucciso dalla camorra Giancarlo Siani in Fortapasc. Un racconto che parte dal David di Donatello vinto da De Rienzo a 25 anni nel 2002 con Santa Maradona di Marco Ponti: durante la serata, sul palco per ricevere il riconoscimento (che poi ha 'conservato' in freezer), l'attore invece di ringraziare amici e parenti dimostra subito la sua libertà di pensiero dedicando il premio a Croce Rossa e Mezza Luna Rossa internazionale per il lavoro di soccorso in Palestina. Libero, o 'Picchio', come voleva essere chiamato da tutti, aveva in sé "la non accettazione del mondo così com'è, ho imparato molto di più da lui di quanto gli ho insegnato" spiega Emanuele Trevi. Da attore "aveva una disinvoltura che io ho acquisito con tanto lavoro - racconta Paola Cortellesi, che nella compagnia creata con Furio Andreotti ha condiviso con lui in parte gli anni degli inizi - , le persone che arrivano così come esplosioni danno tanto alle formichine come me". Il film non fiction esplora anche la lontananza di De Rienzo dai rituali convenzionali della popolarità ("il successo ha lo stesso coefficiente di pericolosità del fallimento, anzi forse di più" spiegava), i legami di fiducia reciproca e amicizia che era capace di creare e la sua passione per la regia, espressa con il suo debutto da cineasta, Sangue. Un film premiato all'estero, "ma che qui è stato ignorato - osserva Elio Germano -. C'era dentro un'idea di cinema forte di Picchio, un'idea di arte, una modalità di stare al mondo". De Rienzo "è stato generoso con tutti ma nemmeno un'oncia con se stesso - commenta David Grieco che l'ha diretto in La macchinazione -. La notizia della sua morte è stata una pugnalata, siamo in tanti orfani di Picchio". (ANSA).
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