Golino, 'in La gioia sono una ragazza interrotta'

Al Lido nel film ispirato dall'omicidio di Gloria Rosboch

(dell'inviata Francesca Pierleoni) (ANSA) - LIDO DI VENEZIA, 28 AGO - L'assassinio di Gloria Rosboch, l'insegnante 49enne uccisa nel Canavese, vicino Torino, nel 2016, da un giovane ex allievo, Gabriele Defilippi, abituato a sedurre e manipolare uomini e donne, che l'aveva raggirata e portata a dargli i risparmi famigliari con la promessa di una nuova vita insieme. È il terribile fatto di cronaca che ha ispirato prima un'opera teatrale, Se non sporca il mio pavimento di Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori, e ora l'adattamento per il grande schermo, La Gioia di Nicolangelo Gelormini, con Valeria Golino, Saul Nanni, Jasmine Trinca, Francesco Colella e Betti Pedrazzi. Unico film italiano in gara alle Giornate degli Autori, sezione autonoma della Mostra del cinema di Venezia, arriverà più avanti in sala con Vision Distribution. "Il mio personaggio, Gioia - spiega all'ANSA Golino, che nel film offre una straordinaria prova - potremmo definirlo una vittima, però non è solo quello. È anche una donna che ha un po' della ragazza interrotta, una signora che è rimasta sentimentalmente un'adolescente, una persona che si è cristallizzata per varie circostanze, per il suo rapporto con i suoi genitori, per paura". Nella storia (producono Ht Film, Indigo Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky) Gioia è un'insegnante di francese 50enne, timida e riservata, che si prende cura degli anziani genitori nella casa di famiglia. La donna mette in discussione tutto quando incontra Alessio (Nanni), inquieto studente di liceo, abituato ad usare il suo corpo (anche in abiti femminili), per irretire chiunque gli capiti e fare soldi. Uno stile di vita borderline sostenuto con l'aiuto interessato di Cosimo (Colella), amante e amico di famiglia, e la tacita complicità della madre cassiera, Carla (Trinca), perennemente in bolletta. Alessio si rende conto della fragilità di Gioia e le costruisce intorno un bozzolo di attenzioni e gesti affettuosi che portano la donna ad innamorarsi. Una vulnerabilità che nella versione del film (la sceneggiatura ha vinto ex aequo il Premio Franco Solinas 2021), inizialmente scuote anche Alessio. I soldi, però, che gli procura Gioia e la voglia di rivalsa del ragazzo, lo spingono su un percorso sempre più cupo. "Gioia - aggiunge Golino - è una donna che da una parte ha un'innocenza protetta dalle circostanze, dall'altra una sua spregiudicatezza che emerge dalle scelte che compie, senza giudicarsi o avere delle remore. Le considera naturali, anche il suo innamoramento per questo ragazzo che potrebbe essere suo figlio, non lo considera come qualcosa di innaturale. È una donna che è anche l'artefice della sua storia finché può, finché poi gli altri non decidono per lei". Gelormini, già autore, fra gli altri, di Fortuna, spiega che La Gioia racconta in qualche modo "una cosa che conoscevo, l'anticorpo al sentimento dell'amore e quando qualcosa la senti profondamente immagini che possa anche colpire anche altre persone". Per Jasmine Trinca il gioco interessante qui "è che ogni personaggio ha un'ambiguità rispetto a se stesso, cioè svela continuamente un lato differente da quello che viene proposto inizialmente. La madre che interpreto io non è solo morbosa, ambigua. Evidentemente, non riuscendo a vedere realmente il figlio, proietta se stessa in questa bella creatura che pensa sia fatta a sua immagine e somiglianza, tradendo il patto sacro della figliolanza, cioè che i figli sono liberi e vanno lasciati andare". (ANSA).

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