Dall'arnia alla tavola, il 18 maggio a scuola di miele

'Mielerie Aperte', conservarlo e sceglierlo. Il 20 giornata api

(ANSA) - ROMA, 14 MAG - Conservare il miele al fresco ma mai in frigorifero, ne assorbirebbe gli odori, e se tende ad indurirsi si tratta di una trasformazione naturale, perché essendo presenti zuccheri allo stato liquido con il tempo si possono cristallizzare più o meno rapidamente. Sapere la differenza tra i mieli uniflorali, una cinquantina in totale, dovuti dal nettare di un solo tipo di fiore, a quelli millefiori che nascono dalla raccolta di nettari diversi da piante presenti nella stessa zona e nella stessa stagione. A pochi giorni dalla Giornata Mondiale delle Api del 20 maggio, sono tanti i segreti che si possono scoprire in mieleria il 18 maggio e il 16 novembre, le due giornate promosse dalla rete nazionale 'Mielerie Aperte', realizzato dall'Unione nazionale Associazioni Apicoltori Italiani (Unaapi), con il cofinanziamento dell'Unione Europea e dal Masaf. Un vero e proprio laboratorio aperto al grande pubblico dove conoscere e ascoltare chi ha creato un'alleanza speciale con le proprie api e che coinvolge 190 aziende e con il contributo di 21 associazioni regionali. "Il progetto è nato per mettere in connessione il mondo del consumo attento e quello dell'ambiente e dell'apicoltura - racconta Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi - scegliere il miele significa sostenere e conoscere il territorio di provenienza". Competenze, storie e impegno che ogni azienda è pronta a raccontare, trasmettendo la propria passione. È il caso dell'apicoltore siciliano Francesco Tarantino, secondo il quale "il momento più coinvolgente è quando si apre l'alveare, un vero e proprio libro dove le api insegnano il rispetto per il loro mondo. Con il passare del tempo si resta affascinati come il primo giorno, e per noi è importante testimoniare questa continua meraviglia". Dall'Abruzzo in mieleria si punta il dito sulla biodiversità a cui si deve la differenza tra i vari mieli. "Le caratteristiche visive, di sapori e odori sono tante - spiega Paolo di Adi Apicoltura - il mio preferito viene raccolto dalle api sul Gran Sasso, il miele di Santoreggia, in cui sento un sapore di caramella mou e un odore di terra bagnata e a tratti di caffè". Mentre Nicola dall'Apicoltura Tieri ci porta indietro nel tempo con uno sguardo sul futuro, "il ricordo della smielatura fatta in famiglia resta tra i più belli della mia vita, e spero lo sia in futuro anche per i miei figli". (ANSA).

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