Carabinieri subacquei recuperano rete fantasma più grande Italia

(ANSA) - GENOVA, 11 NOV - È la "rete fantasma" piú grande d'Italia quella recuperata al largo di Multedo, nel porto di Genova, dai Carabinieri subacquei in collaborazione con il Wwf. Una rete di 1100 chili che era rimasta impigliata tra i 4 e i 45 metri di profondità nei resti di una piattaforma petrolifera dismessa. All'interno della rete sono stati ritrovati resti di numerose specie ittiche (boga, castagnola rossa) e coralli. Un intervento particolarmente complesso, durato 10 giornate di lavoro, che ha visto impegnati 17 subacquei del centro subacquei Carabinieri di Genova e del nucleo subacquei Carabinieri, con il supporto scientifico del WWF Italia e il supporto logistico di Amiu Genova per lo smaltimento del materiale recuperato. "Per l'Arma dei Carabinieri tutelare l'ambiente e l'ecosistema - spiega Riccardo Ginex, vice comandante del Centro Carabinieri Subacquei - è il core business, insieme al servizio nei confronti del cittadino. E averlo fatto anche in ambiente marino, rende questa attività così delicata e complessa ancor più importante per ciò che noi svolgiamo quotidianamente. Questo ritrovamento possiamo dire che sia uno dei più grandi effettuati dal centro subacquei Carabinieri". L'operazione fa parte del progetto Wwf Ghost Gear, finanziato dalla Fondazione Segre, che mira a mappare, recuperare e prevenire la dispersione di attrezzi da pesca abbandonati nel Mediterraneo, promuovendo nel contempo soluzioni di economia circolare per le reti dismesse. "Questa rete fantasma rappresenta un grave danno per i fondali - sottolinea Elettra Giampaolitti, responsabile del progetto Ghost Gear - perché abbiamo visto come diverse specie di corallo siano state soffocate da questo attrezzo. I Ghost Gear sono reti fantasma, che è proprio quello che abbiamo ritrovato a Genova, attrezzi dispersi o abbandonati in mare che continuano a pescare per numerosi anni dopo la loro dispersione e che rappresentano una grave minaccia per l'ambiente marino perché intrappolano pesci, uccelli, mammiferi marini, tartarughe e quindi rappresentano un grave danno ambientale". Una volta sbarcata al porto, la rete è stata presa in carico da Amiu Genova, che ne curerà lo smaltimento secondo le procedure previste per i rifiuti marini. "Il corretto smaltimento di materiali di questo tipo è essenziale per chiudere il cerchio dell'economia sostenibile", - ha spiegato Tiziana Merlino, di Amiu Genova - ogni recupero non è solo un gesto simbolico, ma un passo concreto verso un mare più pulito." (ANSA).
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








