Speziani: «Evoco frammenti di vita che appartengono a tutti»

L’attore udinese ritorna in città con “Questi amati orrori”, stasera, alle 21, nello Spazio Studio Arearea

UDINE. All’inizio è stato Cuore di cane, poi è arrivato il Don Giovanni di Molière, «una folgorazione». Massimiliano Speziani, ex studente del Marinelli è contagiato dal teatro nel 1982-83. Dopo la maturità entra alla Paolo Grassi di Milano dove si diploma attore professionista.

«Furono anni magnifici, quelli del Palio - racconta Max che ora vive a Milano ma a Udine ha la sua famiglia - in scena con me, sul palcoscenico del teatro Palamostre, c’era Laura Ippoliti», (altra ex paliniense ora sceneggiatrice per la televisione e il cinema).

E questa sera alle 21, allo Spazio Lo Studio Arearea, in via Fabio Maniago, Speziani apre la stagione di “Palio Factory”, speciale cartellone di sei spettacoli che avrà come protagonisti artisti usciti proprio dalla fucina del Palio teatrale studentesco di Udine, manifestazione unica in Italia con 45 anni di onorata e ininterrotta attività. Questi amati orrori di Renato Gabrielli e Massimiliano Speziani «evoca frammenti di vita che potrebbero appartenere a chiunque, spiega Speziani. È un lavoro in continua trasformazione, che evolve a seconda degli spazi che via via lo ospitano».

Speziani attore e regista di talento, caro a grandi maestri della scena nazionale come Massimo Castri e Antonio Latella, in Palio Factory, progetto inedito di Teatro Club, sostenuto dalla Regione, Provincia e Comune di Udine oltre che da Ert Fvg e Fondazione Crup, è protagonista di un dittico.

Il 24 novembre sará infatti in scena anche con Il Tiglio. Foto di famiglia senza madre, su testo di Tommaso Urselli, in cui Massimiliano è anche regista e divide il palcoscenico con Filippo Gessi e Francesca Perilli.

«Sono davvero felice di tornare a Udine con due spettacoli legati al mio modo di intendere il teatro a cui sono debitore. Ho superato la timidezza della mia adolescenza grazie all’esperienza del Palio e tutt’ora cerco di onorare il mio mestiere mantenendo una coerenza estetica e di esperienza di vita. Chi come me ha il privilegio di condurre un’esistenza che va parallela al mondo dell’arte sa che nei momenti di grazia, il teatro ti fa entrare in contatto con la vita offrendoti un osservatorio che ti mette in relazione con il mondo. Vivere facendo l’attore non è facile. Per me è un mestiere da artigiani, da fare con attenzione. Entrambi gli spettacoli che vedrete sono legati all’idea di un “teatro delle differenze”. Se il primo testo gioca sulla relazione tra la realtà e la finzione teatrale, il secondo è uno spaccato antinaturalistico sul tema della disabilità e sul disagio che ne consegue nelle relazioni e negli affetti interni al nucleo famigliare e tra figli e genitori».

Il testo, tra i vincitori del Premio Borreello-Acque dell'Etica per la drammaturgia, è pubblicato sulla rivista Sipario.

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