“L’estate non perdona”: diventerà fiction?
Ha tutti i presupposti per poter diventare una fiction e rappresentare il Friuli nelle sue tipicità, anche in televisione. É la nuova avventura di Drago Furlan, l’ispettore cividalese inventato dallo scrittore Flavio Santi nel suo secondo giallo, intitolato “L’estate non perdona”, appena uscito per i tipi Mondadori. Dopo “La primavera tarda ad arrivare”, romanzo d’esordio che l’ha portato al successo, Santi ritorna ad ambientare nel Friuli contemporaneo una storia di misteriosi omicidi replicando quasi interamente la squadra di personaggi cui il lettore si è già affezionato: il protagonista, la “mame furlane”, la paziente fidanzata cividalese Perla, l’aiutante Orfeo Moroder e così via. Il volume è stato presentato ieri alla Libreria Moderna con l’autore da Paolo Medeossi in un frizzante dialogo di citazioni e curiosità che si è subito allargato al pubblico partecipe. «É un giallo ironico - ha detto Medeossi - se non altro per il ritratto di Drago, nome di confine, che non è certo il noioso ispettore tutto d’un pezzo, ma un uomo irrisolto come ce ne sono tanti, che coltiva l’orto, ama il calcio, fa il bagno nel Natisone e va a Lignano con la fidanzata. Ma la realtà entra prepotentemente». E’ proprio mentre si trova a Lignano infatti che accade il primo omicidio, a mezzo di un kalashnikov. Mentre nel primo giallo c’era come sfondo una storia legata agli eccidi della Seconda guerra mondiale, nell’Estate di Santi e del suo Drago si affacciano bruscamente le paure del presente “In un certo senso l’autore ha anticipato la cronaca di questi giorni - così Medeossi - con le minacce dei terroristi kossovari a Venezia». «Non dobbiamo dimenticare - ha detto Santi - che il Friuli è un corridoio dall’oriente, che il primo nucleo dell’Isis è a 150 chilometri da Trieste, che l’imam era a Pordenone e così via… In realtà però ho scritto questo libro per alleggerire il mio cuore, per liberarmi. E quindi ha una funzione terapeutica».
Di fatto ciò che rimane al lettore, friulano e non, è il ritratto, sullo sfondo di un Friuli riconoscibile e caratteristico, dalla grappa Domenis, al frico, ai pranzi in osteria.
Melania Lunazzi
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto