Lavia riporta in scena a Udine Pirandello: in luce le meschinità della società

L’attore sarà da martedì a giovedì al Giovanni da Udine con “Il berretto a sonagli”. Mercoledì pomeriggio l’artista, che ha curato anche la regia, incontrerà il pubblico

Fabiana Dallavalle

È fra i protagonisti più rappresentativi della scena internazionale, Gabriele Lavia, e da martedì, alle 20.45, sarà al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove è stato spesso e con grande successo.

Nonostante l’amore dichiarato per Pirandello e la conseguente messa in scena di molte delle sue opere, “Il berretto a sonagli”, commedia amarissima, che forse meglio di tutte mette in luce, vizi, meschinità, falsità, inganni della società contemporanea «malata di menzogna», è una prima volta.

A qualche giorno dall’arrivo Udine del regista e attore nato a Milano da genitori siciliani, gli chiediamo di svelarci alcuni aspetti della regia e della scrittura della drammaturgia.

A questo Pirandello arriva ora, dopo non poche altre messe in scena di un autore che le è particolarmente congeniale. Cosa l’ha spinta?

«La scelta di un testo da mettere in scena è sempre un problema. Mi metto “a studio”, chiudo gli occhi, giro su me stesso, punto il dito. Diciamo che vado “dritto dove mi porta il dito”. In questo caso ho messo insieme la “prima” e la “seconda” versione del “Berretto a sonagli” scritto da Luigi Pirandello nel 1916, in siciliano, per il grande Angelo Musco. Ho diviso i personaggi, da una parte la famiglia borghese che parla in italiano, (Beatrice, Fifì e Assunta La Bella) e dall’altra Ciampa, la rigattiera Saracena, Fana, che parlano in “dialetto”, anche se nel caso di Pirandello parliamo di una vera e propria lingua. E poi mi sono messo a guardare, svelando l’impossibilità di avvicinarsi al genio».

Pirandello è un autore attuale o contemporaneo?

«L’actualitas è superficiale, effimera. Pirandello è contemporaneus: con il tempo. Racconta la storia del suo tempo e noi che ci siamo dentro, fin da Romolo e Remo spesso non ce ne accorgiamo».

Ciampa, lo scrivano che lei interpreta, nel celebre monologo dice di attivare tre corde: la «corda civile», la «corda seria», e la corda pazza a seconda della situazione. Chi è il suo Ciampa?

«Un povero mascalzone che non ha il potere per decidere niente. Deve obbedire alla legge del suo tempo, accettare il suo dolore e accettare l’infedeltà della moglie, un animale bellissimo, primitivo in una società borghese in cui solo un pazzo può dire la verità, ma per non essere creduto. Pirandello è troppo grande per noi».

A proposito di andare “dritti dove punta il dito”, come chi progetta un nuovo viaggio affidandosi a un mappamondo, qual è la sua prossima meta?

«Goldoni. Un testo di rara intelligenza che si svolge in Olanda. Diciamo un Goldoni olandese poco sconosciuto. Debutteremo a Roma, ma non mi chieda le date che quelle le sa mia moglie E poi, facendo i debiti scongiuri, un Re Lear».

Il Berretto a sonagli è in scena anche mercoledì alle 20.45 e giovedì alle 19.30. Accanto a Lavia, che ne cura anche la regia, e Federica Di Martino, Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida e Beatrice Ceccherini. Mercoledì, alle 17.30 l’artista incontrerà il pubblico in un nuovo appuntamento di Casa Teatro. Conduce Roberto Canziani, esperto e critico del teatro.

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