Itinerari e mostre sul Nievo: Colloredo chiama a raccolta

UDINE. «Nido di antichi sparvieri. Vascello di sogno vagante nell’azzurrino delle vite ramate...». Sul castello di Colloredo di Monte Albano la fantasia dei letterati non si è risparmiata, stimolata da un maniero vecchio di sette secoli e che, per storia, posizione, imponenza, non ha rivali in Friuli e dintorni.
Eppure, dopo essere stato messo in ginocchio dal terremoto del 1976, siamo ancora qui, speranzosi, ad aspettare di vederlo rinascere con il fascino di una volta. L’anno buono sarà il 2016, quindi nel quarantesimo dal sisma, quando si ultimerà il restauro della celebre ala Nievo con la svettante torre di ingresso.
L’intero lotto sarà completato nel 2018 e a quel punto, se non ci sarà un finanziamento da 6 milioni di euro, accanto ai 28 già stanziati, rimarrà da mettere a posto il gigantesco mastio.
Sui motivi all’origine di questi ritardi si sono già scritti fiumi di articoli. Ora ci vorrebbe un romanzo, insomma un Ippolito Nievo dei giorni attuali capace di inventare una trama su sogni, problemi, discussioni, sofferenze accumulati attorno a un magico castello che, fin dagli inizi, al di là dei danni sopportati, dovette affrontare un problema enorme, e cioè l’estremo spezzettamento della proprietà.
L’ala ovest venne subito venduta e da anni è l’unica parte funzionante essendo diventata sede della Comunità collinare. Sul resto delle leggendarie 350 stanze che compongono il maniero («Una per ogni giorno dell’anno», come amava dire Stanislao Nievo) esiste una suddivisione, regolamentata con legge regionale, che assegna il 60% degli spazi all’ente pubblico, e quindi al Comune di Colloredo, e il 40% ai privati, che adesso sono in tutto 22.
La futura gestione fa presupporre pertanto una sorta di soluzione “condominiale” per far fronte a spese che si delineano inevitabilmente ingenti.
Problemi e prospettive questi che coinvolgono la giunta comunale guidata dal sindaco Luca Ovan mentre l’incarico affidato all’ingegner Vittorio Zanon, commissario alla ricostruzione dal giugno del 2012, si avvia alla conclusione nel 2015.
La sfida maggiore, al di là dei lavori che procedono ora con confortante speditezza, è nel frattempo quella di individuare il modo per ridare al castello nieviano, al di là delle mura e dell’aspetto fisico, anche l’anima giusta, come una volta, quando entrandovi si respirava l’atmosfera narrata nelle “Confessioni di un italiano” e sembrava di essere tutti lí, nella cucina di Fratta, fra la Pisana, Carlino Altoviti, monsignor Orlando, il capitano Sandracca e la comitiva di strambi personaggi da commedia dell’arte inventati genialmente da Ippolito.
Proprio per preparare il terreno e trovarsi in qualche maniera pronti agli appuntamenti del 2016, che rappresentano una meta per il Friuli e tutta la Regione, non solo per Colloredo e gli appassionati “argonauti nieviani”, in castello si succedono iniziative in cui discutere e riflettere, come accadrà questo fine settimana.
Venerdí 28 novembre, alle 19, si terrà un incontro promosso con l’associazione Incroci culturali in Friuli: Paolo Garofalo, Paolo Pellarini e . Carmela De Caro presenteranno un progetto per un itinerario che unisca i punti della geografia legata al Nievo. E dunque, partendo dal castello di Colloredo, ci sono Monteaperta, Taipana, Nimis, San Daniele e poi la zona di Varmo e Camino al Tagliamento per arrivare ai luoghi delle “Confessioni”, come Cordovado, Teglio, Venchiaredo, confinanti tra l'altro con i territori pasoliniani del Casarsese.
L’offerta culturale e turistica andrebbe sostenuta con ecomusei, piste ciclabili, gastronomia, agriturismo, strutture di accoglienza, ma per riuscirci è indispensabile un accordo di collaborazione. «I Comuni coinvolti nella suggestione nieviana - dice l’associazione - devono parlarsi e lavorare assieme trovando i fondi tramite una legge europea o regionale. È tempo di unioni, non di divisioni».
Altro appuntamento sabato 29, alle 21, quando in occasione del centoottantatreesimo compleanno del Nievo si rinnoverà l’incontro ormai proposto da qualche tempo dagli attori Vanni e Antonio De Lucia, per narrare i sogni, le attese, le illusioni di Ippolito e dei suoi compagni d’avventura nella spedizione dei Mille.
Pagine di storia, affetto, poesia, che riguardano il Risorgimento e il tempo attuale. Interverrà anche Francesca Tamburlini, responsabile della sezione manoscritti alla biblioteca Joppi di Udine, mentre Massimo Gosparini si esibirà in una performance pittorica ispirata all’impresa garibaldina.
Infine, visto che attorno a Ippolito e a Colloredo si muove un mondo, ecco una piccola grande curiosità. Sul “Messaggero” di domenica c’era un’intervista allo scrittore Nico Naldini, da un cui libro, ora ripubblicato da Garzanti, il regista Mario Martone ha tratto il recente film su Leopardi. A un certo punto Naldini dice: «Ormai sono stanco e vecchio, ma potendolo fare vorrei scrivere una biografia di Ippolito Nievo...».
Va detto che il legame tra la Recanati leopardiana e la Colloredo nieviana, evocato nell’intervista, esisteva davvero. Infatti la mamma di Giacomo, la severa Adelaide Antici, era imparentata con i Colloredo Mels, di cui Ippolito era discendente in linea femminile. Questo perché il conte Fabio di Colloredo sposò nel 1728 Maria Teresa Flamini, appartenente a una famiglia marchigiana che aveva rapporti con i nobili Antici.
La porzione friulana nella famiglia Leopardi spunta fuori in alcune lettere che papà Monaldo spedì ai parenti di Udine e Colloredo per comunicare le nozze con Adelaide e poi, nel luglio 1798, la nascita del primogenito («Al sacro fonte s’impose al neonato il nome di Giacomo»).
Questa sorprendente storia (pochi la sanno) venne raccolta da Alan Brusini, lo scrittore di Tricesimo morto lo scorso agosto a 91 anni. Meriterebbe un capitolo a sé nel romanzo, tutto da scrivere e vivere, attorno al castello di Colloredo.
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