«I miei monologhi e le canzoni sull’incertezza»

Diciamoci la verità, un segreto Dario Brunori – in arte Brunori Sas - lo deve avere. Nel giro di un anno il musicista cosentino, nonostante una militanza di quasi dieci anni nel parterre cantautorale italiano, ha letteralmente fatto il salto di notorietà. A distanza di poco più di dodici mesi dalla sua ultima (e anche prima) volta a Udine, ci tornano in mente le sue parole di allora. «Non so spiegarmi questo boom di pubblico che mi segue e mi apprezza, quindi immagino di dover ringraziare chi segue la mia comunicazione per il bel lavoro che sta facendo!». Dal Premio Ciampi e dalla Targa Tenco del 2009, entrambi a celebrare il suo album d’esordio “Vol. 1”, la strada percorsa dal nostro per arrivare a questo scintillante 2018 è di facile intuizione: da canzoni come “Guardia ‘82”, nel testo e nella malinconia vagamente graffiate alla Rino Gaetano, a brani imbastiti come filastrocche conditi da ironica e lieve scurrilità come “Il costume da torero”. In mezzo, la pubblicazione degli album su YouTube, Spotify etc., una spallata all’aria da nostalgico cantautor e una strizzata d’occhio a un po’ di contemporaneità. Almeno quel tanto che è bastato per portare dalla sua il grande pubblico, quello che lo accoglierà oggi, martedì 6 marzo, al Giovanni da Udine, in uno spettacolo organizzato da Zenit srl, in collaborazione con il teatro, il Comune di Udine e la Regione Friuli Vg. I biglietti sono in vendita sul circuito Ticketone e lo saranno anche alle biglietterie del teatro.
Sì, scriviamo spettacolo e non concerto perché Brunori Sas ha deciso di mollare anche le ultime resistenze e dopo il collaudato successo dell’esperienza teatrale di"Brunori Srl, una società a responsabilità limitata", l’artista porterà in scena musica e riflessioni, sullo stile del teatro-canzone e della standup comedy. «”Brunori a Teatro” è uno spettacolo sull'incertezza, che si lega perfettamente alla tematica della paura dell’album "A casa tutto bene". Mi piaceva l’idea che il tour teatrale fosse però anche una rielaborazione dei contenuti: i monologhi andranno ad ampliare il concetto di "paura" fino ad arrivare a interrogarsi sulle tematiche legate all’incertezza, in un’epoca in cui il futuro è un’incognita. Il tutto cercando di analizzare le piccole grandi incertezze quotidiane e collegandole ai temi di ciascuna canzone». Cita “La vita liquida” di Bauman, Brunori, testimoniando ancora una volta, come dietro i suoi testi ci sia ben più di un pensiero leggero
Testi che sul palco prenderanno vita in una forma nuova. «In alcuni casi mi rifaccio alla stand up comedy di matrice americana di cui sono appassionato - Louis Ck, George Carlin, Bill Hicks per citare dei nomi che mi piacciono particolarmente –, in altri a monologhi classici alla Gaber, infine ci sono anche semplicemente delle trovate testuali che saranno in questo caso giocate in relazione a una canzone. Mi sono ingegnato a lungo – confida - tra scrivere, cancellare e rielaborare questi benedetti monologhi. Probabilmente me l’ha fatto fare quello che diceva Edoardo De Filippo, che io ho sentito per bocca di Carmelo Bene, ovvero che un attore si deve complicare la vita».
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