Giuseppe Bevilacqua: «Una studiosa infaticabile»

UDINE. «Se mi chiedesse: con chi vorresti uscire a cena stasera? Ti risponderei Anna, perchè era autentica, divertente, amante della vita».
Giuseppe Bevilacqua attore e direttore artistico della Prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, era compagno di classe della Marchesini a Roma, all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico.
Entrambi si erano diplomati. Poi Bevilacqua si affermò come regista, interprete e, infine, docente della meglio gioventù teatrale italiana proprio dove aveva imparato il mestiere, mentre la Marchesini diventò attrice amatissima, doppiatrice di talento, scrittrice, e dal 2007, pure lei docente alla Silvio D’Amico.
L’amicizia, nata sui banchi, è coltivata negli anni. «Abitavamo vicini e ci vedevamo spesso» - racconta Bevilacqua.
«Era una donna che amava tenere vivo il rapporto tra le persone. Teatralmente era un caso raro. Aveva trovato subito la sua strada. Possedeva un senso naturale del comico, raffinato, mai banale o volgare. Era nata per dare gioia e felicità a chi la ascoltava in platea. Il classico, ma raro esempio, dell’attore che è la combinazione fortunata di doti naturali potentissime e di preparazione. Era, per citare Diderot, l’esempio dell’attore “dall’anima profonda”. Perchè uso la parola raro? Di solito o hai l’attore che ha molto studiato, ma che in scena poi è freddo, oppure hai il temperamentoso con poca cultura. Lei era diversa, Anna era infatti una lettrice e una studiosa infaticabile, le piaceva il teatro contemporaneo alla Gombrich e sul palco una forza della natura. Da giovane era impegnata politicamente, sulle posizioni femministe. Con la luce della sua ironia, le battute intelligenti sdrammatizzava la pesantezza di certe assemblee».
Anna Marchesini ancora allieva in Accademia, aveva debuttato nell’estate del 1976 nello spettacolo Il borghese gentiluomo di Molière, con la regia di Tino Buazzelli, impegnandosi poi in un’intensa attività nel campo del doppiaggio. Sua la voce di Judy Garland nella seconda edizione restaurata de Il mago di Oz (1980) nonché di numerosi ruoli in cartoni animati trasmessi nei primi anni ottanta.
In televisione, da Fabio Fazio, si era presentata, dopo molti anni di assenza, trasformata dall’artrite reumatoide per presentare il suo libro Moscerine, un momento raro di tivù rispettosa in cui l’attrice, seppur fragile era apparsa come una gigantessa dall’intelletto splendente. «Era molto riservata sul privato, non amava parlare di sè e di quanto le accadeva, aveva declinato molti inviti in cui le chiedevano di raccontare della malattia che la affliggeva, confida Bevilacqua, ma in palcoscenico lí brillava. Così generosa, curiosa e vera».
«Colpiva la sua capacità di sparire dietro al personaggio, che è possibilità di chi ha vero talento e preparazione» - spiega Giuliana Musso, attrice molto amata dal pubblico friulano. «Quando la guardavi recitare, scompariva a servizio del testo, c’era in lei una totale perdita dell’io che poi è il livello massimo di presenza per chi fa questo mestiere. Aveva un copione e davanti alla telecamere era sempre l’attrice che prendeva la parola. Ancora oggi la comicità femminile infrange un tabù, è sovversiva. Lei la praticava con spirito ironico profondo. Amavo il suo personaggio della sessuologa Merope, con tutti quei tentennamenti, le pause teatrali perfette. Chi fa il mio mestiere non può che inchinarsi al talento della Marchesini. Non so se vedremo altre come lei. Oggi la televisione è cambiata, le parole da pronunciare sono calcolate sui secondi. Vince chi riesce nonostante tutto a mettere nel suo lavoro una luce di follia libera, come la sua».
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