Weissenfels, l’offerta Kito ora condiziona la vendita

TARVISIO. A bloccare la procedura di vendita delle Acciaierie Valcanale è (paradossalmente) un’offerta. E più precisamente l’offerta della Kito, arrivata a ottobre. A quanto pare, il colosso nippo-americano assicura maggiori garanzie sul piano occupazionale e pure su quello economico, rispetto alla Pewag.
L’Austria offre 3,15 milioni per l’acquisizione, ma nulla si sa sull’offerta Kito. Che con tutta probabilità stacca – e di parecchio – questa cifra. Ecco spiegato lo stop e forse anche la cassa integrazione firmata ieri.
L’impasse ha una ragione ben precisa. Si chiama affitto d’azienda. La Pewag è forte di un contratto che la vede a Tarvisio fino al 31 dicembre 2015. E non è tutto. Perché sino all’ultimo istante può far valere il diritto di prelazione sull’acquisto. La situazione è evidentemente in bilico su un precipizio: nessuna azienda può pensare di galleggiare per un intero anno, senza investimenti, senza un piano e senza prospettive. Con un’unica certezza: il subentro del primo avversario sul mercato.
Insomma, presentata così, la situazione è inaccettabile sia per la Pewag sia per la Kito, ma soprattutto per i lavoratori. Sembra che ieri il curatore fallimentare Paola Cella si sia dimostrata piuttosto risentita quanto alla decisione di ricorrere alla cassa integrazione. Certo è che il mercato ha deciso di restare a guardare: le commesse sono diminuite e la Pewag, già dalla prossima settimana, è pronta a utilizzare l’ammortizzatore sociale per circa 25 dipendenti (a rotazione). Sono 50 gli operai per cui è stata richiesta la cassa per 13 settimane.
Ed ecco che ritorniamo al punto di partenza. Tutto è nelle mani di Cella che dovrebbe trovare il bandolo della matassa: vendere a Kito? Se sì, potrà essere risolto in anticipo il contratto con la Pewag? E a che prezzo? «Attualmente lavoriamo con la Pewag e lavoriamo bene – sottolinea Stefano Del Torre, Rsu della Cisl –, ma ora Cella è chiamata ad accelerare i tempi della vendita. Serve un incontro che metta intorno al medesimo tavolo il curatore e i rappresentanti della Pewag, perché in questo momento a noi stanno dicendo cose diverse».
Kito non è una novità dell’ultimo istante. «Ha partecipato al bando scaduto il 31 ottobre – prosegue Del Torre –, ma non conosciamo l’offerta. Quello che sappiamo è che se vince il colosso nippo-americano, gli austriaci non potranno mantenere le promesse fatte. Non potranno fare gli investimenti, né mettere in pratica il Piano industriale. E Kito entra soltanto a gennaio 2016. In questo momento accedere alla cassa integrazione significa temporeggiare. E invece bisogna prendere una decisione al più presto, altrimenti rischiamo grosso. Anche il curatore Cella è arrabbiato».
Questo gioco al massacro non fa bene a nessuno. Se ne sono già accorti i clienti che hanno deciso di restare alla finestra. «Da tre, quattro settimane si è palesato un calo di lavoro – racconta il segretario regionale della Fiom Cgil, Gianpaolo Roccasalva –. Qui c’è un problema derivato dal fatto che qualche cliente sembra in attesa della soluzione di una vicenda che va avanti da troppi anni. Trovarsi oggi in una situazione di questo tipo è preoccupante. L’incertezza non fa bene al mercato e i risultati sono davanti agli occhi di tutti».
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