Vota il Rifugio, il trionfo del Pellarini

Oltre 4 mila voti per il riferimento degli amanti della montagna sotto lo Jôf Fuart. I gestori: fare rete per attrarre più turisti

MALBORGHETTO. Un sostegno di affetto e stima ai rifugi in questa pazza stagione estiva, questo è stato nelle intenzioni del Messaggero Veneto il lancio del concorso “Vota il rifugio del cuore” che si è chiuso domenica con migliaia di voti arrivati nelle ultime ore di gioco.

Un gioco dell’estate. Forse un po’ leggero, ma di una leggerezza amorevole, non frivola, tale da portare l’attenzione su un’attività difficile e unica, quella dei rifugisti della regione. Persone che spartanamente e con passione investono in un’attività che offre a escursionisti e alpinisti la possibilità di appoggio e sicurezza alle alte quote, là dove la vita dell’uomo è meno confortevole se non addirittura impossibile per luoghi periodi.

Un’attività segnata negli ultimi anni da significativi cambiamenti, dovuti al mutare dei gusti, e che per questo si apre a contaminazioni, più o meno apprezzate, con forme di intrattenimento anche cittadine. I rifugi potrebbero essere uno dei volani di riattivazione del turismo nelle montagne e il Friuli potrebbe prendere spunto dal Piemonte che ha stilato una legge ad hoc.

Il tarvisiano Ennio Rizzotti, gestore assieme alla compagna Jessica Castelrotto del rifugio alpino Pellarini, il più votato con oltre 4 mila preferenze, è guida alpina e ha alle spalle una lunga esperienza di gestione di un rifugio escursionistico, come il Grego, nella stessa Val Saisera: «Il Pellarini è nato come rifugio-base per alpinisti, che una volta erano molto più numerosi di oggi e vorremmo fare in modo che ritorni ad essere tale, ma bisogna rilanciarlo. Stiamo lavorando per far sì che si possano mettere in sicurezza le ferrate e le vie alpinistiche presenti su questi versanti del gruppo del Jof Fuart. Vorrei anche attrezzare delle vie sportive di arrampicata, ho già individuato il settore».

Come ha già fatto sopra al Rifugio Corsi? gli chiediamo. «Si esatto. In questo modo i due rifugi potrebbero spalleggiarsi a vicenda, visto che esistono già dei collegamenti ed essendo uno a Sud - Ovest, l’altro a nord Est del massiccio». Rizzotti ha a questo proposito altre idee, quale quella di «riprodurre l’anello delle Giulie come proposto con il primo progetto Kugy del 1999 mettendo in sicurezza i tratti in cui c’è bisogno. Ma ci vogliono fondi perché il Cai regionale non ha più soldi».

Il futuro dei rifugi dipende moltissimo dalle alleanze. Alleanze tra rifugio e rifugio in primis e poi collaborazione con le istituzioni. «È fondamentale un buon rapporto tra gestori e un fine comune. Evitare che ognuno crei il proprio orticello, ci deve essere uno scambio reciproco. Guardiamo all’Austria ad esempio, dove l’Alta via delle Alpi Carniche di quel versante ha fatto sì che i rifugi lavorassero bene anche quest’estate, nonostante le piogge. Non possiamo vivere solo la domenica, bisogna far girare la gente con obiettivi diversi. E ben vengano le iniziative culinarie come il giracuochi o i concerti organizzati dall’Assorifugi».

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