Volo nel dirupo, morti due militari Il dolore di Majano e della Berghinz

Edi Puzzolo era nato a Udine, ma da tempo abitava nel paese collinare. Lascia la moglie, dipendente comunale, e i due figli di 13 e 9 anni.  Antonio Presicce era nato a Lecce, ma viveva in Friuli da diversi anni Aveva partecipato a numerose missioni. Lascia la moglie e il figlio 16enne

VENZONE. Due militari dell'Esercito di stanza alla caserma Berghinz di Udine, sono morti durante una escursione in montagna mentre erano in libera uscita. I corpi sono stati trovati in un canalone del monte Plauris nel comune di Venzone.

Stando alle prime ricostruzioni i due militari avrebbero perso il sentiero e sarebbero scivolati, cadendo per 180 metri in un canalone vicino al greto del torrente Migigulis, e morendo sul colpo. La caduta sarebbe avvenuta simultaneamente: i due corpi sono stati trovati vicini.

Erano dispersi da ieri sera. A dare l'allarme le famiglie che non li hanno visti fare ritorno a  casa. I corpi sono stati trovati dagli uomini del soccorso alpino che hanno preso parte alle ricerche.

I due militari sono Edi Puzzolo 47 anni di Udine (nella foto), ma residente a Majano, e Antonio Presicce 45 anni di Nardò (Lecce) e residente a Udine.

I militari morti erano entrambi sottufficiali dell’Esercito in servizio al terzo reggimento genio Guastatori della Caserma Berghinz di Udine. Ieri pomeriggio sono partiti per una escursione lungo un sentiero montano e non sono più tornati.

Alle ricerche, avviate ieri sera dopo l’allarme lanciato dalla moglie di una delle due vittime, hanno partecipato uomini del Cnsas delle stazioni di Gemona e Moggio, Soccorso alpino Gdf, carabinieri di Tolmezzo con quattro unità cinofile ed Esercito. La Procura di Tolmezzo ha disposto un esame anatomopatologico esterno che sarà effettuato in una struttura della zona per stabilire con esattezza le cause della morte.

Secondo indiscrezioni, però, il decesso sarebbe dovuto a un incidente: i due militari, come detto,  sarebbero scivolati mentre percorrevano una cresta friabile finendo, dopo un volo di circa 180 metri, nel canalone.

Il lutto di Majano. È una comunità in lutto quella di Majano, dove ieri pomeriggio si è diffusa la triste notizia della morte dei due militari scivolati in un canalone durante un’escursione sul monte Plauris. E uno di loro, Edi Puzzolo, 46enne (ne avrebbe compiuti 47 in ottobre), era originario di Udine, ma viveva da diversi anni a Majano al civico 8 di via degli Artigiani insieme alla moglie Roberta Asquini, 45enne del luogo, dipendente comunale, e ai due figli: Elisabetta di 13 anni e Gabriele di 9. Una famiglia modello: così gli amici e anche i conoscenti hanno definito ieri la famigliola che Edi e Roberta, sposatisi nel 1995, avevano costruito con l’amore e la dedizione. Una famiglia che era al centro della vita di Puzzolo, anzi che era la sua stessa ragione di vita. «È una tragedia immensa - dice commosso il parroco don Giuliano Mauro, che ieri si è recato a far visita ai congiunti del militare majanese cercando di portar loro parole di conforto -. La perdita di un papà esemplare per i due bambini e di un marito amorevole per la moglie è dura da accettare. Era una bravissima persona, così come la moglie che è molto conosciuta anche perché lavora in municipio. Persone stimabili, ottimi genitori».

Il cordoglio poi è duplice. In quanti piangono la scomparsa di Edi c’è pure la volontà di testimoniare la propria vicinanza alla famiglia dell’altra vittima, l’amico che con lui ha condiviso il tragico destino. A Majano la morte di Puzzolo ha colpito un po’ tutti: già dalla serata precedente al ritrovamento, molti erano con il fiato sospeso aspettando l’esito delle ricerche dopo il primo allarme. E certo non si aspettavano un epilogo così tragico. Appena saputo che purtroppo non c’era più nulla da fare, il pensiero generale è andato alla moglie (che lavora nell’ufficio segreteria e contratti del Comune e che fa anche parte della locale corale) e ai due ragazzi, privati così presto della figura paterna. «In questo momento di immenso dolore siamo vicini a Roberta e ai figli - dice il presidente del Gruppo corale majanese, Enzo Tonini -. Sono uno dei fondatori del coro e conosco la signora Roberta da quando era una bambina. È entrata a far parte del gruppo che era ancora una ragazzina. Suo marito veniva spesso ai concerti insieme ai figli. La loro è una famiglia molto unita. Edi adorava la moglie e i bimbi. Era una persona cortese, riservata, ma sempre disponibile con tutti, appassionato di montagna e di altri sport: non era insolito incontrarlo in sella alla sua bicicletta oppure in palestra a lezione di ginnastica».

Il commento addolorato dei compaesani è accomunato dal ricordo del sorriso di Edi Puzzolo, uomo tranquillo, gentile, dai modi pacati, capace in questi anni di aiutare la moglie anche nel seguire amorevolmente la madre di lei, inferma, e legatissimo pure alla sua mamma, che vive a Udine. I majanesi si stringono così, con sincera partecipazione, a una famiglia tanto provata. Sentimenti che saranno espressi in occasione dei funerali, che devono ancora essere fissati.

Il dramma della Berghinz. «Era uno in gamba Antonio». Alla caserma Berghinz ieri non volevano credere a quanto accaduto. Perché Antonio Presicce ne aveva passate tante. Con indosso la divisa militare aveva affrontato diverse missioni, anche pericolose. E allora accettare che un primo maresciallo muoia così, finendo in un dirupo con un altro sottoufficiale del Terzo reggimento genio guastatori è ancora più difficile da accettare. Impossibile per la moglie Sonia Cerioli, che fino all’ultimo ha sperato di poterlo riabbracciare. Ha insistito per andare a Venzone e assistere alle ricerche. Poi la terribile notizia che l’ha lasciata sconvolta dal dolore insieme al figlio sedicenne. Anche in via Canada, una stradina privata dove si sviluppa un piccolo quartiere residenziale, vicino a via Pradamano, la notizia ha lasciato nello sconforto i tanti amici di Antonio che aveva fatto del Friuli la sua seconda casa.

Dal 2002 era di stanza alla caserma Berghinz di via San Rocco. Era un escursionista amatoriale, amava trascorrere ore all’aria aperta, tra sentieri tortuosi e arrampicate, così appena ne aveva l’opportunità andava alla scoperta delle montagne friulane con l’amico e collega Edi Puzzolo. Insieme i due condividevano la passione per le escursioni. Una passione che alla fine gli è stata fatale. Antonio Presicce era nato in provincia di Lecce, ma aveva lasciato Nardò, il suo paese natale, da giovane: a vent’anni era partito per la leva militare per poi passare in servizio permanente effettivo nell’esercito, percorrendo le tappe di una carriera che lo aveva portato a diventare primo maresciallo.

Nel 3° reggimento genio guastatori della “Berghinz” adesso si occupava dell’ufficio logistico. A Nardò, vivono invece i genitori di Antonio Presicce, mamma Rosa e papà Francesco, oltre alla sorella Maria Grazia, di un anno più grande, e al fratello più piccolo di dieci anni Gianluigi al quale era molto legato. Ogni anno, immancabilmente Antonio tornava a Nardò per stare vicino ai suoi familiari approfittando delle ferie estive. Antonio era infatti uno sportivo a tutto tondo e insieme alla passione per la montagna aveva anche quella per il mare dove trascorreva le vacanze. Proprio negli ultimi tempi aveva finito di ristrutturare una casa ereditata dai nonni davanti alle suggestive Quattro Colonne a Santa Maria al Bagno, sul mare Jonio che tanto amava e dove molto probabilmente sognava di poter tornare.

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