Vitalizi fino a 4.700 euro per i consiglieri uscenti

UDINE. Sono ben 43 (sul totale di 59) i consiglieri della passata legislatura che, dopo gli esiti delle elezioni del 21 e del 22 aprile, non metteranno più piede in Regione. È stata una falcidie, dovuta a svariate ragioni: riduzione dei componenti a 49, dieci in meno, mancate ricandidature per raggiunto limite di mandati, esclusioni illustri a causa dell’inchiesta sui rimborsi dei consiglieri regionali e, non da ultimo, esigenze di ricambio (anche generazionale) sorrette dall’intento di dare all’opinione pubblica la sensazione di un rinnovamento della politica, anche alla luce dell’allarmismo suscitato dal prorompere sulla scena del fenomeno (forse sovrastimato) dei “grillini” di M5S.
I vitalizi
Chi sono coloro che hanno dovuto cedere il passo? Ci sono persone di ogni età e ceto, espressione dell’intero panorama partitocratico, alcuni alla prima esperienza regionale, altri con alle spalle un’anzianità ultra-decennale se non addirittura ventennale.
Per tutti però è in arrivo un corposo premio di consolazione: il fatidico vitalizio, sopravvissuto a ogni tentativo di eliminazione, compreso il ricorso (vano) allo strumento referendario di ispirazione popolare. Ci sarà chi lo incasserà subito, chi dovrà attendere il compimento dei sessant’anni e chi, pagando una lieve penale, potrà anticiparne il godimento di cinque anni, ovvero a 55. L’assegno mensile netto che spetterà a ciascun consigliere uscente avrà un ammontare che oscilla da 1.640 euro per chi ha svolto un solo mandato ai 3.020 per chi è stato presente dieci anni in Consiglio, fino al massimo di 4.715 euro per chi ha alle spalle vent’anni o più di onorato servizio. Il vitalizio si somma alla pensione Inps spettante a tutti i cittadini e, per chi è stato parlamentare, all’analogo assegno maturato in qualità di deputato o senatore.
I privilegi nel mirino
L’esercito dei 43 esponenti politici che da pochi giorni ha chiuso l’esperienza regionale costituisce l’ultima “nidiata” dei privilegiati che fruiranno dei benefici della generosa legge 38 del 1995 sugli assegni di vitalizio, abrogata con la Finanziaria del 2012; infatti i loro successori, subentrati con l’avvio della neonata undicesima legislatura, pur potendo ancora contare sull’odioso privilegio (sulla cui permanenza saranno messi alla prova i candidati consiglieri che in campagna elettorale si impegnarono solennemente per la sua abolizione), grazie all’impegno profuso dal Consiglio appena decaduto nel riuscito tentativo di soffocare nella culla lo specifico referendum abrogativo promosso da un Comitato civico che a sostegno aveva raccolto migliaia di firme, ne vedranno ridotta l’entità, anche se solo a partire dal 2018, per effetto della recente Finanziaria che definisce i nuovi metodi di calcolo, basati sul principio contributivo (il che non esclude la possibilità di reiterare avverso la nuova legge l’iniziativa referendaria abrogativa).
Nel 2013 costi per 8,5 milioni
A conforto dei 43 esponenti che hanno appena detto addio a palazzo Oberdan avrà dunque ancora piena efficacia la generosa norma emanata quasi vent’anni fa, che prevede l’attribuzione dell’assegno di vitalizio nella misura mensile calcolata in base a percentuali dell’indennità di presenza (attualmente pari a 10 mila 300 euro mensili) rapportate all’anzianità: 17,50 dopo 5 anni di mandato; 33,75 dopo 10; 50 dopo 15 e 55 per cento dopo vent’anni. Il contributo del 17 per cento trattenuto al consigliere quale quota di compartecipazione è sufficiente a coprire il costo dei primi cinque anni dell’assegno; quelli successivi, vita natural durante, sono a totale carico delle casse regionali. Per il solo 2013 il bilancio del Consiglio ipotizza una spesa di 8,5 milioni di euro.
Nella tabella è indicato l’ammontare mensile netto spettante al singolo consigliere in relazione all’età e alla durata dell’incarico. L’entità dei futuri vitalizi (a partire, come detto, dal 2018), calcolati secondo il sistema contributivo, sarà circa la metà di quelli erogati fino a oggi.
Chi esce dal Consiglio
Volendo tracciare un sommario identikit dei consiglieri appena “pensionati”, si può dire che molti di loro sono navigati “professionisti” della politica, con alle spalle anni di militanza nei partiti e – per effetto transitivo – nelle istituzioni. Citiamo alcuni esempi, pescando un po’ a campione, senza pretese di assoluta completezza. Daniele Galasso, ex capogruppo regionale Pdl, fu sindaco di Ronchis dal 1986 al 2001, presidente dell’Usl Bassa Friulana dal 1986 al 1991 e successivamente dell’Insiel dal 1991 al 2000. Giorgio Baiutti (15 anni in Consiglio) fu sindaco di Cassacco per 4 mandati di seguito, dal 1985 al 2004, nonché consigliere provinciale. Gianfranco Moretton, decano dei consiglieri con 20 anni all’attivo, ex assessore della Giunta Illy ed ex capogruppo Pd poi passato con la lista Monti, nonché Commissario della Laguna di Marano (con qualche noia giudiziaria al seguito) fu consigliere, assessore e sindaco di Fiume Veneto dal 1978 al 1994. Roberto Asquini, entrato giovanissimo in politica sulla scia del boom della Lega in versione simil-grillina degli anni Novanta, prima del quindicennio a Trieste fu parlamentare nell’XI e nella XII Legislatura e nel 1994 pure sottosegretario alle Finanze del primo Governo Berlusconi. Nel 1995 fu eletto consigliere comunale a Udine.
Paolo Menis esce dalla porta regionale e rientra dalla finestra municipale, tornando a fare il sindaco di San Daniele, incarico già svolto (fino al 2004) prima dell’ingresso in Consiglio regionale nel 2003. Fu inoltre consigliere provinciale per quattro anni dal 1999. Anche Annamaria Menosso fu prima cittadina di Pradamano dal 1995 al 2003, prima di ottemperare agli ultimi due mandati in Regione. Edouard Ballaman è noto alle cronache per essere scivolato sulla buccia di banana dell’uso improprio dell’auto blu mentre, alla prima elezione, aveva già guadagnato i prestigiosi galloni di presidente dell’assemblea legislativa. Così è stato costretto a chiudere mestamente il primo e unico mandato regionale e, con esso, una prevedibile brillante carriera. In precedenza fu deputato per tre legislature, la XII, XIII e XIV, questore della Camera e membro dell’Osce.
Enore Picco, prima di approdare a Trieste, si è fatto le ossa come sindaco di Bordano. Non ricandidato (come altri del suo schieramento), anche se a oggi non risulta coinvolto nell’inchiesta sulle spese dei consiglieri. Maurizio Franz, presidente uscente del Consiglio regionale (subentrato proprio a Ballaman), fu in precedenza consigliere comunale a Udine per dieci anni e presidente dell’Ente Fiera di Udine dal 1994 al 1998. Roberto Molinaro, in Regione dal 1993, nel 2008, divenuto assessore, diede le dimissioni da consigliere, facendo subentrare al suo posto nel marzo 2009 il segretario del partito Alessandro Tesolat.
Proseguiamo l’elenco dei politici più o meno di lungo corso. Franco Baritussio (tre mandati dal 1998 al 2013) fu consigliere e sindaco di Tarvisio dal 1985 al 2007. Massimo Blasoni, lasciata momentaneamente (e polemicamente) la politica dopo 10 anni di Consiglio regionale, negli anni Novanta fu eletto consigliere comunale a Udine nel 1991 e 1995, inoltre fu vicepresidente dell’allora Istituto autonomo case popolari. Franco Brussa (anch’egli tra i veterani a Trieste) fu amministratore nel Comune di Staranzano (consigliere e sindaco) per 18 anni, dal 1980 al 1998.
Paolo Ciani, 15 anni di mandato e da ultimo Commissario della Laguna di Marano, ha trascorso una vita in Comune a Buia e tra le fila di An, fino alla chiamata alla presidenza provinciale del partito.
Paolo Populin, eletto in Regione nel 2003 e nel 2008 subentrato a Nevio Alzetta a seguito di sentenza del Tar, ha militato per oltre 25 anni nel sindacato Cgil, fino a guidarlo dal 1994 al 2002 in veste di segretario generale del Fvg. Maurizio Salvador (estromesso da consigliere dopo la definitiva redistribuzione dei seggi, quando stava già assaporando la gioia del quarto mandato consecutivo) fu sindaco di Barcis per 15 anni nonché, per altri due, presidente della locale Comunità montana. Chiudiamo l’elenco con Alessandro Tesolat, che prima del quadriennio triestino fu presidente dell'Erdisu di Udine, e Gaetano Valenti, sindaco di Gorizia dal 1994 al 2002. Giorgio Brandolin, eletto parlamentare, subisce la sospensione del vitalizio.
La consolazione dei cda
Fino a qualche tempo fa (in epoca di quiete sociale e di condivisa consuetudine politica alla spartizione delle spoglie) era costume che gli ex di turno (parlamentari, consiglieri o sindaci che fossero), non paghi dei lauti vitalizi e delle confortanti buonuscite di fine mandato (per il reinserimento nella società civile), a conclusione dell’onorato servizio non finissero nell’anonimato indistinto dei comuni mortali, ma ottenessero una qualche “sinecura” (ovviamente retribuita) fino alla tarda età in uno dei tanti organismi rientranti nell’orbita delle istituzioni soggiogate ai partiti. Basta scorrere l’elenco di presidenti, consiglieri e amministratori di Società e Agenzie regionali, Consorzi, Banche, Enti ospedalieri e Finanziarie pubbliche per averne conferma. Sarà così anche per tutti o parte dei 43 consiglieri appena congedati? Staremo a vedere. Qui si “parrà la nobilitate” dei predicatori di una nuova etica politica.
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