Visite private negli ospedali, per i medici sanzioni fino a 24 mila euro

Chi si oppone alla multa e affronta il processo per truffa ai danni dello Stato, rischia la sospensione dal servizio, se condannato

PORDENONE. Variano dai 250 fino ai 24 mila euro le sanzioni per i 46 medici degli ospedali di San Vito e Pordenone raggiunti dai decreti penali di condanna per l’ipotesi di reato di truffa ai danni di un ente pubblico. Sono stati firmati dal procuratore capo Marco Martani, che coordina l’inchiesta della Guardia di finanza provinciale.

Le indagini sono partite da segnalazioni a livello confidenziale su un fenomeno rilevato negli ospedali, dove è stata riscontrata una sovrapposizione degli orari fra l’attività esercitata dai medici in libera professione e quella svolta in veste di dipendenti nel biennio 2012-2013.

La Guardia di finanza di Pordenone ha poi chiesto e acquisito la documentazione dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n°5, trovando la massima collaborazione. Dall’esame incrociato delle buste paga e delle prenotazioni al Cup, gli uomini ai comandi del colonnello Fulvio Bernabei hanno potuto appurare che non tutti i professionisti erano ligi nel timbrare il badge per segnare il confine fra il lavoro da dipendenti e l’esercizio della libera professione.

In che modo si sarebbe realizzata la truffa ai danni dell’Azienda sanitaria? Ogni medico riceve uno stipendio come dipendente dell’Aas per un determinato orario di lavoro. Nel caso in cui, però, lo stesso medico riceva in ambulatorio un paziente in visita privata, deve timbrare prima e dopo la visita il cartellino, in modo che il tempo dedicato all’esercizio della libera professione venga scorporato dal computo delle ore lavorative giornaliere. Altrimenti la sua prestazione sanitaria finisce per essere pagata due volte.

Il compenso arriva in busta paga, tuttavia, in entrambi i casi, suddiviso per voci. Nel caso di prestazioni private, il pagamento della visita viene ripartito fra medico e azienda sanitaria.

I 46 medici segnalati dagli uomini del nucleo di polizia tributaria, agli ordini del tenente colonnello Rocco Laiola, hanno invece omesso di timbrare il cartellino: è così che si è configurata, secondo gli inquirenti, la truffa.

«Ci siamo concentrati – ha precisato il pm Martani – solamente sui casi che presentavano una soglia minima di cinque visite, per evitare di perseguire comportamenti invece riconducibili a una mera distrazione».

Tre quarti dei medici segnalati dalle Fiamme gialle non ha timbrato per meno di 50 visite private. I più “smemorati”, invece, sono arrivati a dimenticarsi la timbratura per 250 visite in due anni. A questi ultimi sono arrivate le sanzioni più salate, dell’ordine di 24 mila euro.

Il gip non si è ancora pronunciato su tutte le posizioni dei medici. Alcuni hanno scelto di opporsi al decreto e di affrontare il processo. Rischiano, però, la sanzione accessoria della sospensione dal servizio, in caso di condanna. Finora solo uno dei medici nel mirino ha scelto di pagare la sanzione. In questi giorni stanno piovendo nelle case dei professionisti altre notifiche: avranno 15 giorni di tempo per opporsi, altrimenti il decreto diventerà definitivo. Le prime sono pervenute sotto Natale.

A seguito dell’indagine della Guardia di finanza, partita nel 2014, l’Aas 5 ha preso provvedimenti per affinare il sistema incrociato di controllo interno. Le verifiche vengono effettuate ogni mese, incrociando più serie di informazioni rispetto a quelle contenute nelle banche dati.

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