Visiera, guanti in lattice e niente respirazione "bocca a bocca": a Lignano debutta il salvataggio a prova di virus

LIGNANO. Fa il bagnino da dieci anni e da quattro è coordinatore dei cinquanta colleghi di Pineta, ma una stagione come questa, che battezzata oggi dovrà far convivere le vacanze al mare con il virus, non l’ha ancora mai vissuta: classe ’81, Filippo Padovani è entusiasta e pronto, salvagente alla mano, alla prima giornata in spiaggia ai tempi del coronavirus.
«Oltre a tenere indosso la mascherina, la principale novità della nostra attività, quest’anno, è la procedura di rianimazione – spiega Padovani –. Dopo aver recuperato la persona in mare, durante le manovre di salvataggio dovremo tenere indosso una visiera para-schizzi e i guanti in lattice. Inoltre, per la rianimazione utilizzeremo il Pallone Ambu, una sorta di palloncino che simula un polmone e che insuffla l’aria all’interno della bocca della persona in pericolo di vita. Si evita così il contatto con le vie aeree». E aggiunge: «Un po’ di preoccupazione per l’estate con il virus c’è, ma se ci sarà la collaborazione di tutti i bagnanti e se ciascuno rispetterà le misure indicate sarà tutto più semplice e andrà tutto per il meglio».
Pordenonese d’origine, Padovani vive a Lignano per sei mesi all’anno, vale a dire per tutta la stagione balneare. Nei restanti sei mesi, invece, e cioè da fine ottobre ad aprile, abita a Pordenone, città in cui fa il professore di fisica e matematica in una scuola pomeridiana. Non solo. «Ogni anno per quattro mesi lavoro in Germania e in America per un’industria che produce e vende cioccolato – racconta –. Ho iniziato a fare il bagnino subito dopo aver lavorato a Milano nel settore della moda, sono sempre stato uno sportivo (ho giocato a pallacanestro a livello semi-professionale) e ho sempre amato l’acqua e il mare».
Dopo i primi tre anni come bagnino di terra, infatti, Padovani ha iniziato a occuparsi del salvataggio in mare. «Le esperienze che più mi hanno segnato? Nel 2017 ho recuperato a nuoto una persona che stava affogando prima ancora dell’orario di apertura – dice –. Quel salvataggio è stato uno dei più “belli” e meglio riusciti in assoluto, perché solitamente si raggiungono le persone non a nuoto ma con il pattino». Tornando indietro nel calendario, nel 2013 Padovani ha salvato tre surfisti e poi è stato soccorso pure lui dalla Capitaneria di porto. «In quell’occasione ho avuto paura veramente e ho imparato a rispettare il mare e le condizioni meteo – sottolinea –. L’episodio, causato da una tempesta di libeccio, mi ha molto responsabilizzato. Ma di storie particolari vissute in tutti questi anni ce ne sono moltissime».
Per Padovani essere un bagnino non è solo un lavoro, ma una vera e propria missione che si ripresenta, puntuale, ogni anno. E anche nel 2020, al netto della morsa del Covid-19, l’apertura della stagione a Lignano è arrivata. A Pineta, così come a Sabbiadoro e a Riviera, «la squadra è formata. Siamo pronti – assicura Padovani –. Solo a Pineta siamo in circa cinquanta a sorvegliare la spiaggia e il mare. I bagnini di terra faranno anche da steward per accompagnare i turisti al proprio ombrellone e in tutto il litorale la sicurezza sarà massima».
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