Vintage al Malignani: la Vespa è la tesina

UDINE. Per più di 50 anni è rimasta sepolta e coperta dalle ragnatele nei sotterranei del Malignani. L’anno scorso è stata ritrovata e, dopo un lungo lavoro di restauro, da qualche giorno è esposta nell’atrio dell’istituto udinese. La Vespa GL (Gran Lusso) del 1963, donata dalla Fondazione Piaggio negli anni Sessanta al Malignani a scopo didattico - e rimasta “nascosta” per decenni - rappresenta un mito e una leggenda che ha sempre aleggiato nei corridoi della scuola, finché l’anno scorso, durante le grandi pulizie estive, è rispuntata fuori.
Un vero gioiello vintage che con il tempo era andato deteriorandosi: la ruggine si era mangiata la carrozzeria e alcune parti meccaniche, mentre anche il motore era ormai completamente bloccato. Così, a febbraio, tre studenti della quinta meccanica, Enrico Mindotti, Alessandro Cimenti e Andrea Piazza - con la supervisione del coordinatore della sezione, il professor Maurizio Missio - si sono appassionati all’idea di rimetterla in funzione e, grazie al supporto finanziario della scuola, l’hanno restaurata e riportata allo stato in cui, al tempo, era stata regalata.
Si tratta di una Vespa 150, modello che in quegli anni rappresentava il top della gamma e chi ha più memoria ricorda come il “Vespone”, in versione didattica, dunque con le parti meccaniche sezionate per poterne comprendere il funzionamento.

Il team, come illustra Missio, ha prima smontato il veicolo in ogni sua parte; lo ha pulito, lucidato e ingrassato nelle parti logorate, ricostruito quelle danneggiate, riacquistando i pezzi rotti nei mercatini specializzati e dopo un’attenta ricerca, riverniciato la carrozzeria di colore avorio, tonalità caratteristica della mitica Piaggio, che ora è stata ricostruita ed è perfettamente funzionante, compreso l’impianto elettrico, i freni, le sospensioni, il serbatoio e il cruscotto.
«Da tempo si vociferava che negli scantinati dell’edificio di viale Leonardo Da Vinci fosse stata abbandonata la Vespa, così abbiamo deciso di andare a cercarla . L’abbiamo trovata e i ragazzi si sono offerti di aggiustarla: sono stati bravi - prosegue Missio - si sono impegnati nel lavoro di ricerca e manutenzione, si sono documentati e hanno deciso di portare la loro originale esperienza come tema della tesina di maturità». Un tema che ha colpito e affascinato la commissione d’esame, tanto che il dirigente dell’istituto, Andrea Carletti, ha deciso che la restaurata Vespa rimarrà esposta nell’atrio dell’edificio come “pezzo d’arredo” permanente.
La presentazione dei tre ragazzi, che qualche giorno fa hanno concluso gli esami di maturità, è stata accompagnata da una discussione dei temi del boom economico e della motorizzazione di massa. Nata dall’inventiva dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio e dal coraggio imprenditoriale di Enrico Piaggio, la Vespa fu brevettata nel 1946 e da allora poco è cambiata.
La rivoluzionaria scocca portante a copertura delle parti meccaniche, la sospensione anteriore come quella dei carrelli per aerei, il motore come quelli d’accensione aeronautici, il cambio sul manubrio e la ruota di scorta fecero di questa invenzione un oggetto di culto senza tempo.
«D’Ascanio modellò la posizione di guida attorno al disegno di un uomo seduto su una poltrona e Piaggio credette in quella proposta facendone un successo commerciale senza precedenti», aggiunge Missio. La Vespa è stata e rimane, al pari della Fiat 500, un’icona del made in Italy, quel mezzo che ha mosso l’Italia del dopoguerra sulle due ruote, sinonimo di libertà e con un occhio alla moda.
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