Vigili, candidata denuncia: concorso con troppe falle

Udine, a un anno di distanza e saputo che potrebbe essere sbloccato ha deciso di scrivere: «La gente entrava e usciva senza controlli. Le domande si leggevano attraverso la busta»
Udine 11-11-2016 concorso vigili. © Petrussi Foto Press
Udine 11-11-2016 concorso vigili. © Petrussi Foto Press

UDINE. «Ero una candidata a uno di quei sei posti, tanto agognati, per diventare vigile urbano che il Comune aveva da tempo promesso.

Ho deciso di portare ora la mia testimonianza sui fatti di quel giorno, perché a distanza di quasi un anno dalla selezione rimango basita di come si stia ancora cercando di convalidare un concorso che ha rispettato ben poco i canoni previsti non solo dalle procedure, ma anche dal buon senso».

Inizia così la lettera di Lisa Perulli, 37enne di Majano, laureata in giurisprudenza, che ha rotto il silenzio per denunciare quanto accaduto l’11 novembre dello scorso anno quando alle preselezioni si presentarono in 1.136. Lisa è venuta a conoscenza che il concorso sta per essere nuovamente sbloccato con la nomina di nuovi commissari.

E così ha preso carta e penna per raccontare alcune presunte anomalie successe quel giorno che, a suo modo di vedere, non hanno rispettato i “i principi fondamentali di trasparenza e imparzialità”. A cominciare dall’uso dei telefonini in aula e dal via vai di gente fuori e dentro le aule.

«Eravamo in tanti, ma era cosa nota, tanto che era stato posticipato di due ore l’orario di accesso alla selezione – così scrive –. Nonostante questo anche nella fase dell’appello e nella divisone nelle varie aule c’è stata notevole confusione, il tutto nella disorganizzazione generale.

Se non ricordo male la suddivisione è finita verso le 12. Siamo entrati nelle aule con telefonini, libri, appunti e quant’altro. Dopo averci illustrato le regole per l’esecuzione della prova, abbiamo atteso all’incirca quattro ore prima che arrivassero le buste con i test.

Nel frattempo dentro l’aula c’era chi mangiava, chi telefonava a casa o si faceva foto, chi entrava e usciva anche per andare in bagno e chi leggeva. I vigili che presidiavano dall’esterno le aule ne sono testimoni. Il via vai di persone era così ingente che non erano nemmeno più consegnato il documento di riconoscimento per entrare ed uscire dalle aule, come invece era doveroso e suppongo obbligatorio fare.

Altrimenti chiunque avrebbe potuto sostituirsi a un candidato per eseguire il suo compito. In questa bagarre qualcuno ha deciso di andarsene, altri hanno manifestato ad alta voce il loro dissenso e l’irregolarità del tutto, ma nessuno ha saputo né giustificare né dare spiegazioni a una situazione surreale».

«Dopo ore di attesa – continua Lisa – finalmente sono arrivate le buste che contenevano i test. Non serve far presente che da quando eravamo stati suddivisi nelle aule verso le 12, alla consegna dei test, era ormai pomeriggio inoltrato e quindi non vi era più la lucidità mentale del mattino.

Una volta consegnate, la commissione si è diretta nelle altre aule per spiegare le modalità di svolgimento. Nel frattempo con le buste sul tavolo più di qualcuno si è alzato per andare in bagno. I telefonini non sono stati sequestrati ma ci è stato intimato di spegnerli.

Cosa che molti non hanno fatto, almeno nell’immediato, perché è anche squillato uno che è stato prontamente spento. Nell’attesa che fosse dato il via simultaneo al test è accaduta una cosa molto grave.

Sia io sia chi mi era seduto accanto e di fronte abbiamo notato che attraverso le buste si intravvedevano già le domande e siamo riusciti a leggerne chiaramente due per intero, senza nessuna fatica perché il foglio all’interno dell’involucro poco pesante non era stato adeguatamente piegato.

E questo in tutte le buste. Non bastasse le domande dell’elaborato mi sono sembrate inadeguate, qualcuna anche inappropriata e veramente esigue se non nulle quelle su cui avrebbe dovuto basarsi il questionario».

«È passato quasi un anno – conclude Lisa nella sua lettera – e sicuramente ho tralasciato anche qualcosa che la memoria si è portata via col tempo, ma penso che questi fatti, di cui sono diretta testimone, bastino per invalidare totalmente un concorso, il cui svolgimento non si può certo sanare.

Penso che le procedure concorsuali pubbliche debbano conformarsi a criteri ben precisi e debbano rispondere a principi fondamentali come trasparenza, imparzialità, celerità, buon andamento, adozione di meccanismi oggettivi che sicuramente, a mio parere, in questo bando sono stati lesi, almeno in parte, e rendono legittima la richiesta di annullarlo in via definitiva».

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