Video hard fra minori diventa virale in rete

Le effusioni fra fidanzatini vanno in pasto alle chat collettive. Finiscono per diventare virali, in particolare sui gruppi Whatsapp. Senza che i teen ager coinvolti nell’invio delle immagini intime si accorgano, però, che stanno commettendo un reato piuttosto grave. Perché, dato che i soggetti immortalati da foto e video sono minori, si configurano i reati di diffusione e detenzione di pedopornografia. Oltre alla violazione della privacy.
Anche se magari, a innescare il giro di condivisioni e invii, che poi va fuori controllo, è un minorenne o uno dei due protagonisti. Così l’immagine compromettente varca la cerchia delle amicizie per ritrovarsi sui cellulari di completi sconosciuti.
Sono due i casi segnalati alla polizia postale di Pordenone quest’anno: riguardano coppie di fidanzatini che frequentano le scuole medie. Le indagini sono in corso. Whatsapp si conferma lo strumento di comunicazione più in voga fra i ragazzi. Proprio attraverso questo social sono state diffuse le immagini private di alcuni fidanzatini che frequentano le scuole medie.
Episodi che rappresentano solo la punta dell’iceberg. Gli adolescenti vivono infatti i social come una parte integrante della loro vita interpersonale, come testimonia anche la ricerca condotta per la polizia di Stato da Skuola.net.
Il web e la messaggistica istantanea fanno da cassa di risonanza a comportamenti naturali che da sempre hanno segnato la strada verso la maturità dei ragazzi. Ma un utilizzo inconsapevole dei nuovi strumenti di comunicazione accresce le insidie. E le prede più facili sono proprio gli adolescenti.
Parte proprio dalla necessità di fornire ai giovani la consapevolezza e gli strumenti per difendersi il progetto della polizia di Stato “Una vita da social”. L’evento pordenonese, in programma mercoledì 20 maggio, è la tappa finale di un percorso di prevenzione e informazione attuato dalla polizia postale nel Pordenonese, a cominciare dalle scuole.
La presentazione della campagna educativa, ieri mattina in questura a Pordenone, è stata l’occasione per fare il punto sull’attività di prevenzione e contrasto ai reati informatici commessi in particolare a danno di minori.
Tredici gli incontri informativi nelle scuole organizzati nel 2014, ai quali hanno partecipato 1.480 studenti e 512 adulti. Per contrastare la pedopornografia, invece, l’anno scorso la polizia postale ha avviato 15 indagini, monitorato 650 siti internet e denunciato 8 persone.
«L’ambiente dei social, dall’apparenza rassicurante e accattivante – ha rimarcato il questore di Pordenone Sergio Cianchi – dove i giovani si lanciano con facilità e serenità può trasformarsi in una trappola piena di insidie e truffe». È proprio la poca dimestichezza con i social a creare una falla nella propria sicurezza, secondo il questore. In quest’ottica si collocano anche le violazioni della privacy innescate dall’utilizzo dei social senza cognizione di causa. «Si finisce – ha sottolineato Giuseppe Panarello, del compartimento regionale della polizia postale – per divulgare video o fotografie in maniera indiscriminata, senza comprendere che si tratta di un illecito amministrativo. O ancora ci si nasconde dietro un falso profilo sui social, incorrendo nel reato di sostituzione di persona».
Insomma sono numerosi i pericoli della rete in cui si può rimanere invischiati. Una giungla on line che irretisce tanti ragazzi, ma anche adulti.
«I social sono importantissimi – ha osservato Luca Passarella, dirigente dell’ufficio – perché ci mettono in contatto con il mondo, ma altrettanto pericolosi per chi non sa utilizzarli al meglio».
Cianchi ha invitato l’intera cittadinanza a partecipare alla tappa pordenonese della campagna educativa, per chiarire i propri dubbi e trasformarsi in internauti al riparo da incursioni informatiche. Gli 007 del web spiegheranno ai genitori come aiutare i loro figli a difendersi dalle insidie del web.
«Parafrasando – ha aggiunto il numero uno della polizia pordenonese– un noto slogan, “aiutateci ad aiutarvi”. Sono opportunità da cogliere. Vogliamo che la cittadinanza approfitti di questa occasione per chiederci un consiglio. Abbiamo lanciato un numero verde (43002) al quale è possibile inviare, in forma anonima, una segnalazione alla questura: il servizio è stato pensato per chi non ha il coraggio di farsi avanti . Basta digitare, come prima parola, “Pordenone”. In tal modo noi potremo verificare la segnalazione e dare così una mano a chi ha bisogno di aiuto».
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