Viaggio nei borghi dimenticati: Nongruella e Pecolle

Frazioni di Nimis sono in controtendenza e inducono alla speranza. In entrambe l’andamento demografico mostra una crescita e nella seconda il prossimo anno sono previsti 16 residenti in più

UDINE. Continua il nostro viaggio tra i borghi dimenticati e abbandonati del Friuli nel “percorso” raccontato da Dario Zampa. Questa volta è il turno di Nongruella e di Pecolle, in comune di Nimis.

Nongruella

«Luigi, ho ancora davanti agli occhi quei 23 giovani uccisi».

Negli ultimi dieci anni la borgata di Nongruella ha raddoppiato i suoi abitanti: da due è passata a quattro.

Non un grande incremento, ma la speranza che in futuro il paese possa rivivere è concreta.

«Qui, negli anni Quaranta - ci segnala Luigi Capitan – c’era la latteria, un’osteria, un tabacchino, un mulino e una sartoria».

«Ero ragazzo - continua - quando ho assistito all’uccisione di 23 persone fra partigiani, paracadutisti e giovani del paese. Dicevano che Nongruella era un covo di partigiani e i tedeschi hanno prima bruciato la borgata e poi sono passati all’eccidio».

«Ho ancora davanti agli occhi - conclude - quella terribile visione. Oggi, in paese, c’è una piccola lapide a ricordo di questo tragico evento».

Luigi, 83 anni, originario del posto, dopo aver girovagato all’estero tutta la vita, nel 2007 ha deciso di rientrare nel suo paese natio per godersi in pace la meritata pensione.

Pecolle

«Adriano, voglio godermi questo angolo di paradiso».

Abbiamo scelto come ultimo itinerario dei borghi abbandonati il paese di Pecolle, uno dei pochissimi che negli ultimi anni ha dato segnali di crescita.

Nell’anno 2000 il borgo contava due abitanti, nel 2015 ha quintuplicato i residenti e altri sono segnalati in arrivo.

Per il 2016 sono previsti 15 abitanti. Una metropoli per la nostra ricerca!

Abbiamo incontrato Adriano Cucchiaro, originario di Gemona, che nel 2001 ha scelto Pecolle per aprire un agriturismo...

«Qui c’è un microclima straordinario – ci confida – favorevole per le colture orticole e frutticole oltre a ulivi e viti».

«Qui non ristagna l’umidità e non ci sono brinate che mettono a rischio le varie coltivazioni. Un piccolo angolo di paradiso che ho scoperto e ho deciso di viverci e godermelo».

Gli unici due abitanti originari della borgata non disdegnano i nuovi arrivi visto che non stravolgono l’ambiente.

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