Via Stringher senz’auto Bar a favore, i negozi no

I titolari delle attività commerciali di via Stringher, nel centro di Udine, denunciano affari in calo e che qualcuno dovrà chiudere. Soltanto grazie ai tavolini all’aperto i pubblici esercizi lavorano di più.

Udine 15-04-2011 via stringher Copyraight Pfp
Udine 15-04-2011 via stringher Copyraight Pfp

UDINE. Ciclisti e cittadini contenti. Negozianti ed esercenti invece divisi. I primi sono sul piede di guerra, vogliono difendere le loro attività e denunciano un netto calo degli affari, che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza. Sono i commercianti di via Stringher che bocciano completamente la scelta dell’amministrazione di rendere pedonale la strada.

I titolari dei negozi della storica via del centro storico la pensano tutti allo stesso modo e hanno un’unica soluzione da proporre all’amministrazione: «Riaprire immediatamente questa arteria, adesso è a rischio il nostro lavoro, il futuro dei dipendenti e delle nostre famiglie». La pensano diversamente, invece, i due titolari del bar Savio e Zecchini, i quali invece ritengono «che con l’area pedonale si lavori meglio». Ma sul fronte del commercio il giudizio è unanime e tutti accusano il sindaco Honsell di «aver reso una via di forte passaggio un deserto».

Portavoce della protesta è Antonio Falcone, titolare del negozio di abbigliamento “Olimpionico”, tra via Stringher e via Savorgnana: «Non avrei mai pensato di dover lottare per il diritto a lavorare. Questa amministrazione di fatto ce lo impedisce e via Stringher sta diventando, giorno dopo giorno, una nuova via Vittorio Veneto». E aggiunge: «Non vogliamo fare quella fine, il futuro di decine attività e di famiglie è in grave pericolo. Occorre una totale marcia indietro di questa giunta. Se non vogliono aumentare i parcheggi a raso, almeno riaprano la via».

Dello stesso avviso Sergio Borsetta, titolare dell’omonimo parrucchiere in via Stringher, che dice: «La via va riaperta, non ci sono altre soluzioni. Inoltre, questa zona del centro è trascurata, manca l’arredo urbano. Il pomeriggio è un deserto. Proprio non ci siamo».

Ha uno sguardo preoccupato sul futuro dell’intera zona anche Giony D’Angelo, titolare di Opera Immobiliare, sempre in via Stringher: «Il valore dei negozi si è notevolmente abbassato. Qui non vuole più investire nessuno. Ci sono appartamenti e locali liberi e se le cose continuano così si ripeterà la situazione di via Vittorio Veneto».

Tra le attività che chiuderanno c’è l’edicola di via Stringher: «Ad agosto tirerò per sempre giù la serranda – dice Laura Nicastro -. Dopo la chiusura della via, ho perso decine di clienti. E pensare che avevo investito i miei soldi per rilevare questa attività. Ora dovrò ricominciare tutto dall’inizio».

Lamenta un calo di fatturato di oltre il 60 per cento Antonio Casula, titolare della “Casa della Lavanda”, nel centro della strada: «Da quando non c’è più il parcheggio di piazza XX settembre, la mia attività va a rotoli. Qui c’è una precisa strategia per far chiudere Udine per fallimento». Non usa mezze misure nemmeno Tiziana Gagliardi, titolare di “Bon Bon abbigliamento”, che dice: «Si vuole distruggere la città. Questi continui esperimenti, inoltre, sono uno spreco di denaro pubblico. Via Stringher va immediatamente riaperta».

Dello stesso avviso anche Bruno Genero de “I Combattenti”: «Anche se il mercato piace e funziona, la strada andrebbe riaperta». E non vede bene la situazione nemmeno Massimiliano Pitta, titolare di “What time is it?, che dice: «Gli ibridi non funzionano. Pedonalizzino tutto o riaprano la strada».

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