Vespa-Grillo come i fratelli De Rege

Tutti a pigliare sul serio il confronto del secolo. Invece loro se la sono giocata soltanto per lo show.

di Gian Paolo Polesini

Non siamo stati fulminei. Appositamente. Avremmo dovuto scrivere in diretta, come si dice. Anche no. Volevamo lasciar macerare i pensieri, capire se quel senso di surreale e di finto cabaret percepito al gong di Grillo-Vespa restasse dentro a lungo, oppure si rivelasse soltanto un abbaglio rabbioso.

Sfogliando the day after carta stampata, blog, contro blog, Facebook, twitter ci siamo fulminati i già scarsi fluttuanti neuroni. L’hanno pigliata tutti sul serio, ’sta commedia dell’arte televisiva, molto pirandelliana. Ha vinto Grillo, no ha vinto Vespa, hanno pareggiato, chi non sa che fare voterà Grillo, adesso, macchè, salta su uno qualunque, si è scavato la fossa, il comico.

A noi la politica fa ribrezzo. Loro, quelli in grisaglia blu dentro le macchine blu, vivono un’Italia diversa dalla nostra e sempre più spingono affinché la distanza aumenti. Credere a gente di un mondo a parte proprio non ci va.

In questo piccolo corner si parla di tv, non di promesse mai mantenute. Che poi è refrain di quelli di Montecitorio e dei palazzi nelle vicinanze.

E, televisivamente parlando, i due se la sono giocata per lo show, non serve essere Strehler per captare nel faccia a faccia i segni di un evidente modello teatrale. Roba circense, tra l’altro, il clown bianco e il Pipò, e della più preziosa rivista: i fratelli De Rege e Campanini-Chiari.

Dei contenuti pure a loro due, Vespa-Grillo, non fotteva un fico secco. Noi italici siamo abituati ad ascoltare tutto e il contrario di tutto nel giro di un amen, e su questo folle pronismo si fonda la loro spavalderia e la nostra eterna sconfitta.

Non serve aggiungere altro. Be’, Berlusconi oggi ha dato dell’omicida a Grillo e Grillo del pover’uomo a Berlusconi. Se non è Zelig Circus questo...

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