Verbi: «Gorizia deve molto ai bersaglieri del “Mussolini”»

«Nell’apprendere la notizia della richiesta della revoca delle medaglie a Mori e Morassi tra gli altri ho avuto l’impressione di trovarmi al cospetto di una banda musicale che non aspetti altro che...
Bumbaca Gorizia 10.02.2010 Giornata del Ricordo, Largo Martiri delle Foibe - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 10.02.2010 Giornata del Ricordo, Largo Martiri delle Foibe - Foto di Pierluigi Bumbaca

«Nell’apprendere la notizia della richiesta della revoca delle medaglie a Mori e Morassi tra gli altri ho avuto l’impressione di trovarmi al cospetto di una banda musicale che non aspetti altro che di suonare: peccato che il repertorio sia particolarmente ristretto, per cui i brani sono sempre i soliti. A un cenno di uno dei “maestri” di turno (soliti anche loro, che noia) ecco che i tromboni attaccano le già ben conosciute note riguardanti fascismo e antifascismo, contiguità con nazismo, Resistenza e via suonando». A sottolinearlo, il presidente dell’associazione reduci e familiari del battaglione Mussolini, Giorgio Verbi.

«In effetti Paride Mori, comandante della IV compagnia del 1º battaglione bersaglieri volontari Benito Mussolini, cadde in combattimento, e fu insignito della medaglia d’argento al valor militare – scrive in una lunga lettera Verbi -. A formare il battaglione, fin dal 9 settembre 1943, ci furono volontari, molti dei quali giovanissimi, reduci dall’Africa che, quando la moltitudine degli italiani non sapeva neppure cosa e dove fosse l’Italia, si assunsero il compito (che portarono a termine invitti, fino alla resa/inganno del 30 aprile 1945) di difendere i confini orientali d’Italia. Gorizia e il circondario non possono dimenticare che fu proprio grazie ai valorosi bersaglieri del Mussolini se riuscirono a evitare di finire inglobati nel “paradiso” di Tito, dei cui partigiani ebbero modo peraltro di conoscere efferatezze e incredibili crudeltà durante l’occupazione dei 40 giorni a fine guerra».

«In un Paese come il nostro “non si può” togliere la massima onorificenza repubblicana concessa a suo tempo al massacratore maresciallo Tito, ma si sono potute versare le pensioni (o forse si versano ancora, se ci sono superstiti) ad esempio agli autori dell’efferata strage di Porzus nella quale furono trucidati dai partigiani “italiani”, in forza al IX Corpus titino, i partigiani, quelli sì italiani, della brigata Osoppo. In questo nostro Paese peraltro tutto, e di più, è consentito quando non si rischi di disturbare uno dei tanti che si sono inventati manovratori. Comunque si mettano tutti tranquilli: se il Governo “rimedierà” nei confronti di Paride Mori, probabilmente dispiacerà ai figli, ma a nessun altro», indica Verbi.

Secondo il numero uno dell’associazione, «l’onorificenza più prestigiosa, i bersaglieri del Mussolini l’hanno conquistata sul campo, dove i tromboni non c’erano a suonare le loro note stonate: quei bersaglieri hanno combattuto per l’Italia, donando in moltissimi casi anche la vita per la Patria».(chr.s.)

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