Venti indagati per i crac seriali
La procura di Treviso ha chiuso le indagini sulla rete di bancarottieri seriali che, nel febbraio del 2016, portò i militari della guardia di Finanza ad arrestare sei persone (due in carcere e quattro ai domiciliari) e a indagarne altri undici a piede libero. Tre i nomi nuovi finiti nel registro degli indagati che porta complessivamente a 20 il numero delle persone sotto inchiesta. L’avviso di conclusione delle indagini, sottoscritto dal pm Massimo De Bortoli, è il preludio per la richiesta di rinvio a giudizio. Ora i legali degli indagati hanno 20 giorni di tempo per produrre eventuali memorie difensive. L’inchiesta si allaccia all’operazione “Piazza pulita” della guardia di finanza che, due anni fa, portò a scoprire un rete di persone che entravano nelle aziende in difficoltà, le svuotavano di beni e risorse finanziarie e le facevano fallire. Alcuni con nomi e ruoli noti. Come un avvocato, due commercialisti, due imprenditori ed un ex direttore di banca. Una struttura con persone competenti al suo interno. Professionisti e “colletti bianchi” nei loro rispettivi settori. C’era chi cercava le aziende in difficoltà e si proponeva di aiutarle ad uscire dalle secche della crisi, anche se, in realtà, davano il colpo di grazia e le svuotavano, sottraendo così alla massa dei creditori i beni utili per rientrare, almeno in parte, dagli ammanchi. Diverse le aziende “vittime” dello spolpamento attuato, secondo l’accusa, con ruoli diversi, dagli indagati: Inoxfim e Alufilm srl di Salgareda, Vetreria Veneta srl e La Food Group di Conegliano, Power srl, Jovino Marmi in liquidazione srl di San Vendemiano, GM System srl di Moglia (Mantova) e Niky srl di Conegliano. Da queste e altre aziende sarebbero stati drenati alcuni milioni di euro.
Ogni professionista aveva il suo compito: i commercialisti e l’avvocato cercavano di far camminare tutto sul filo della legalità, il direttore di banca apriva conti correnti sui quali transitavano le somme drenate dalle aziende chiudendo entrambi gli occhi – sempre secondo l’accusa – sulle normative anti-riciclaggio, i consulenti figuravano come prestatori d’opera pagati a peso d’oro dalle aziende decotte, con false fatturazioni. Anche macchinari e magazzini venivano distratti dal patrimonio e venduti prima di abbandonare l’azienda al fallimento.
Il sodalizio era composto da due commercialisti, N. C., 50 anni di Mareno, e Mario Pietrangelo, 81 anni di Conegliano, da un avvocato, Benedetta Collerone Russo, 52 anni di Conegliano, due imprenditori, T. C., 47 anni di Mareno, e Vincenzo Zanato, 76 anni di Conegliano, e da un consulente aziendale, Mario Buso, 60 anni di Ponte di Piave. Due di loro, C. e Zanato, erano finiti in carcere, gli altri quattro ai domiciliari. Altre 14 persone sono finite nel registro degli indagati. Tra loro un ex direttore di banca, Renzo Romor, 47 anni di Cordignano, in passato alla guida della filiale di Cordignano della Banca della Marca. E poi Giovanni Condorelli, 40 anni di San Pietro di Felletto, Mauro Fabbri, 60 anni di Conegliano, Paolo Lazzer, 54 anni di Codogné, Andrea Morassutto, 49 anni di Porcia, Massimo Ostanello, 34 anni di Mareno, Pier Antonio Perin, 62 anni di San Vendemiano, Luciano Sandrin, 49 anni di Brugnera, Oscar Sartor, 50 anni di Volpago del Montello, Alessandro Tamigio, 39 anni di Pieve di Soligo, e Massimiliano Zingaropoli, 47 anni di Malta.
Tre i nuovi nomi tra gli indagati rispetto a quelli resi noti nel 2016: Deborah Barbarito, 44 anni di Limana, G. D. C., 29 anni di San Fior, e Maria Carolina Braca, 40 anni di Noventa di Piave.
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