Vende coltelli, chiuso lo stand a Friuli Doc
I maniaghesi di “Euriblades” i primi a pagare le nuove norme sulla sicurezza. I titolari: «Allora vanno inibiti anche i negozi»

Udine 08 settembre 2017 Friuli DOC - Minestrone record - Controlli e Chiusura Stand Coltelli. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
MANIAGO. La coltelleria “Euroblades srl” di Maniago partecipa a Friuli Doc da una decina d’anni almeno. E per tutto questo tempo i suoi titolari, i coniugi Giovanni Cimarrosti e Giovanna Siega, hanno giudicato l’occasione doppiamente vantaggiosa: affari garantiti e la personale soddisfazione di fare parte di una kermesse dedicata alle specialità del territorio. Proprio come la loro. Ma questa edizione è la prima dopo i fatti di Torino e l’introduzione di nuove misure di sicurezza anti-terrorismo. Compresi i varchi di ingresso e i controlli con metal detector. Ecco perché, ieri, la loro attività all’interno del perimetro della manifestazione è parsa quantomeno contraddittoria e la casetta in legno assegnata loro da Confartigianato, in via Vittorio Veneto, si è ritrovata con i battenti chiusi.
Era stata una pattuglia di polizia, nel primo pomeriggio, a segnalare il caso ed è toccato poi agli agenti della Squadra amministrativa presentarsi alla Euroblades, per spiegare ai titolari l’opportunità di astenersi dal vendere coltelli. L’invito è stato prontamente recepito e la faccenda si è conclusa senza strascichi polemici. Ma è con l’amaro in bocca che la coppia di artigiani si è rassegnata a congedarsi da Friuli Doc. «È la prima volta che ci succede una cosa del genere – dicono i coniugi Cimarrosti –. La nostra azienda produce e vende coltelli da cucina e sportivi e non certo le cosiddette armi bianche. Occupandoci di commercio itinerante di articoli di punta e taglio, ovviamente disponiamo di tutti i permessi rilasciati da Questura e Comune». «Quest’anno, a differenza delle edizioni scorse – continuano –, abbiamo scelto di aggiungere accanto al nome dell’azienda l’indicazione “coltelleria”. Eppure, quando abbiamo presentato domanda di partecipazione, nessuno ci ha fatto alcun rilievo e abbiamo pagato regolarmente la nostra quota».
Ma non tutti i mali vengono per nuocere e a Giovanni Cimarrosti piace pensare positivo. «A conti fatti, ci rimetteremo incassi per tre mila euro o più – calcola –. Ma voglio sperare che la nostra esperienza sia servita a tarare meglio i controlli. Parlando con le forze dell’ordine, abbiamo ragionato sui negozi che, pure se all’interno di Friuli Doc, vendono a loro volta strumenti atti a offendere: penso ai casalinghi, dov’è possibile acquistare coltelli, ma anche alle attività che trattano picconi o mazze da baseball. Tutti articoli la cui vendita andrebbe nondimeno inibita in queste quattro giornate».
E mentre Confartigianato-Imprese Udine si affretta a comunicare in una nota il proprio «dispiacere per l’accaduto, pur considerando di primaria importanza il tema della sicurezza» e l’impegno «a rimborsare la quota di adesione pagata dall’impresa», è il vicequestore vicario, Luca Carocci, a confermare la centralità del problema. «È un controsenso fare controlli ai varchi con il metal detector e poi consentire la vendita di coltelli all’interno dell’area di Friuli Doc – spiega –. Spiace colpire un’attività che, peraltro, veniva qua da anni, ma le misure di sicurezza sono cambiate e abbiamo dovuto adeguarci. Comunque, abbiamo dato disposizioni affinché anche gli altri commercianti del centro siano diffidati dal vendere coltelli durante la manifestazione».
Sul fronte dei controlli, tra giovedì e ieri il personale della Questura ha trovato modici quantitativi di droga nascosti in un cespuglio e nello zaino di un ragazzo bloccato da uno steward ai filtraggi. La prima sera, inoltre, un giovane era stato sorpreso a rubare bottiglie di alcol in uno stand nella zona di via Sarpi.
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