Venanzi: «Atteggiamento inaccettabile è colpa sua se abbiamo lasciato l’Aula»

Il capogruppo del Pd critica i metodi del sindaco e motiva il mancato voto di lunedì sera
Alessandro Cesare



«Il centrosinistra è uscito dall’aula perché non può accettare le dichiarazioni fatte da Pietro Fontanini sull’interpretazione dello Statuto comunale, utilizzato come uno strumento di propaganda politica e non come una carta comune dei valori». Il capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, Alessandro Venanzi, torna su quanto accaduto lunedì sera in Aula, quando al momento del voto i consiglieri dem (a eccezione di Carlo Giacomello) hanno abbandonato l’Aula.

Perché non avete partecipato alla votazione?

«Il sindaco ha voluto strumentalizzare quello che doveva essere un momento di massima condivisione da parte delle forze politiche, e cioè la modifica dello Statuto. Ha messo in imbarazzo la città vanificando l’unione di intenti ritrovata attorno all’emendamento Bertossi.

Si riferisce al post su Facebook pubblicato poche ore prima del consiglio, nel quale Fontanini ha fatto riferimento alla famiglia naturale intesa come la capacità di due essere umani di procreare?

«Certo, parole utilizzate per rimarcare la sua posizione divisiva su certi argomenti. Purtroppo questo riferimento non ha fatto altro che rafforzare la deriva ideologica del sindaco, ed è espressione di come lui e la sua giunta siano intenzionati ad amministrare la città. Un modello che si rifà solo ai 18 mila cittadini che li hanno votati sugli 80 mila aventi diritto. Tutto questo non serve alla città e nemmeno al nostro Paese.

Senza quella presa di posizione sui social network lo Statuto sarebbe passato all’unanimità?

«Senza quel post l’emendamento sarebbe stato votato anche dal Pd. Il sindaco non ci ha messo nelle condizioni di votarlo».

Quindi secondo lei il problema è l’atteggiamento del primo cittadino?

«Non è all’altezza di governare la città e di rappresentare, anche nella sua interezza elettorale, Udine. Sta utilizzando il suo ruolo per rimarcare una posizione di partito. E questo, a nostro avviso, non è accettabile».

La spaccatura creatasi nel Pd e nelle opposizioni al momento del voto, come la valuta? Enrico Bertossi (Prima Udine) si è detto amareggiato per la vostra uscita dall’Aula.

«Facciamo chiarezza, non c’è una risposta da dare a Bertossi. Se oggi quell’articolo dello Statuto è cambiato e perché tutta l’opposizione è insorta e ha sensibilizzato l’opinione pubblica, costringendo Fontanini a fare un passo indietro e a venire nella nostra direzione. Non c’è divisione tra i gruppi di opposizione anzi, il problema credo sia più nella maggioranza che oggi più che mai si sta vergognando di questo sindaco».

Di cosa ha bisogno oggi la città di Udine?

«Di azioni comuni e condivise, non di divisioni o spaccature. C’è bisogno di un salto di qualità, che non potrà mai avvenire finchè il sindaco e la sua maggioranza a trazione leghista continueranno a prendere posizioni come quelle sulla famiglia. Purtroppo questa maggioranza guarda al futuro dallo specchietto retrovisore. Udine ha bisogno di amministratori in grado di guardare avanti per traguardare un livello più alto, senza perdersi in beghe di partito».

E’ stata scritta una brutta pagina per la città a suo avviso?

Abbiamo ascoltato parole inopportune, insieme a posizioni anti-storiche o offensive verso molti cittadini udinesi. Queste sono ferite che restano a lungo, difficili da rimarginare. —

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