Valanga di tre bicchieri in Fvg e sono tutti vini bianchi

Premi a 26 etichette: Collio e Colli Orientali fanno la parte del leone

UDINE. Una valanga di tre bicchieri e tutti per vini bianchi. Il Gambero Rosso, nell’edizione 2018 di una delle guide più note del panorama nazionale, premia generosamente il movimento enologico del Friuli Venezia Giulia. Collio e Colli Orientali fanno la parte del leone: 17 massimi riconoscimenti sui 26 totali.

Ci sono grandi nomi e piccole aziende, sorprese e rientri dopo anni di oblio. Tra le novità assolute nei tre bicchieri il debutto della cantina Specogna di Corno di Rosazzo con l’uvaggio bianco “Identità 2015”, uno dei cavalli di battaglia dei fratelli Cristian e Michele. «Questo importante risultato – dicono – lo vogliamo dedicare a nostro padre Graziano (scomparso qualche mese fa, ndr) ne sarebbe stato sicuramente orgoglioso».

Il Gambero Rosso, come accennato, evidenzia la bontà dei bianchi, mentre nessun premio maggiore è stato accostato a un rosso autoctono, anche se non è una bocciatura per Schioppettino, Refosco o Merlot. «Il Friuli Venezia Giulia del vino è sempre più “bianco” - scrivono anche gli autori nell’anteprima della guida 2018 -. L’arco alpino orientale forma un immenso anfiteatro naturale che degrada verso il Mare Adriatico.

La ventilazione che arriva da Est e le brezze marine da Sud portano al Collio e ai Colli Orientali il giusto apporto di piogge, si alternano con l’aria fredda che scende dalle Alpi, assicurando ottima ventilazione e una salutare escursione termica ai vigneti della regione.

Quanto alla conformazione dei suoli, abbiamo prevalenza di marne calcaree permeabili, la ponca, nelle zone collinari, e terre ricche di ghiaia e scheletro della pianura. Con queste premesse capirete come nel palmarès regionale di quest’anno si trovino solo vini bianchi. Rossi in regione se ne producono, e di ottimi: spesso, come nel caso del Refosco dal peduncolo rosso o dello Schioppettino, da vitigni autoctoni. Ma i bianchi friulani sono semplicemente irresistibili».

Il Collio vince la graduatoria interna, con ben 11 vini premiati. Tra questi da segnalare il rientro nel salotto buono dell’enologia regionale di Venica, con uno splendido Sauvignon Ronco delle Mele 2016, e di Villa Russiz con un eccellente Pinot Bianco, sempre 2016.

«Un’azienda importante, quest’ultima, per i livelli qualitativi che ha sempre espresso - si legge nella recensione del Gambero Rosso -, ma anche perché è il supporto di una fondazione che sostiene ragazzi in condizioni di disagio. Anche se non è una denominazione il Vintage Tunina 2015 di Jermann è un vino del Collio nel suo Dna, e quest’anno festeggia la sua quarantesima vendemmia: un bianco fondamentale per la storia enologica friulana, e non solo, degli ultimi decenni». Tra i vini da dessert unico Picolit d’eccellenza, meritevole dei tre bicchieri, l’annata 2012 dell’azienda Livon, che proviene dai vigneti di Ruttars.

Anche il panorama dei Colli Orientali è ricco e articolato, e offre eccellenze che spaziano dagli uvaggi bianchi, alla Malvasia, al Pinot bianco e al Sauvignon, passando ovviamente per il Friulano, varietà che si esprime benissimo in ogni denominazione della regione.

È l’uvaggio bianco “Identità 15” a segnare la novità di maggior rilievo. Altro anniversario importante, segnato da un premio meritatissimo, è quello della trentesima vendemmia per uno spumante dei Colli Orientali, la Ribolla gialla 2013 di Manlio Collavini, l’uomo che ha il merito indiscusso di aver acceso per primo i riflettori su questa varietà, che oggi gode di straordinario successo ed è sempre più moda, tanto che la superficie destinata alla sua coltivazione viaggia verso i mille ettari nelle varie Doc regionali.

L’Isonzo, con quattro etichette premiate, si conferma terroir di valore, dove i vitigni classici, dal Sauvignon al Friulano, si esprimono con struttura e vigore. Il Carso, terra dei grandi bianchi da macerazione, ci ha offerto due etichette imperdibili, la Malvasia 2013 di Podversic e l’Ograde 2015 di Skerk. Chiude il panorama regionale un elegante e fruttato Pinot bianco 2016 di Le Monde (Grave pordenonese), che esprime al meglio le potenzialità del territorio.

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