Vaccini anti-Covid, Fedriga: «Siamo pronti, quando sarà il mio turno lo farò anche io. L’Europa ora si muova»

Il presidente difende anche l’operato dei dirigenti della sanità «Critiche sterili, hanno fatto tutto quello che potevano»

Il Friuli Venezia Giulia è pronto ad avviare il piano di vaccinazioni, ma la Regione ha chiesto al Governo di premere sull’Europa per un’approvazione rapida, da parte dell’Ema, del prodotto targato Pfizer-Biontech. Massimiliano Fedriga, infatti, punta il dito contro Bruxelles in quella che è diventata una vera e propria lotta contro il tempo.


Presidente, ha rimesso nel mirino l’Unione europea?

«Ma no, analizzo soltanto i dati di fatto e questi dicono che Bruxelles è decisamente in ritardo in un panorama in cui Regno Unito e Canada hanno già avviato le vaccinazioni e negli Stati Uniti è stato appena concesso il via libera da parte della Fda. Il discorso è semplice: o in quei Paesi sono matti e mettono a rischio la salute dei loro cittadini, e non lo credo, oppure Europa ed Ema stanno perdendo tempo. In questo caso accumulare settimane, oppure mesi, di ritardo non è indifferente perché il tempo in una pandemia influisce sia sulla salute delle persone sia sull’economia».

Il Friuli Venezia Giulia è pronto ad avviare le operazioni entro il 15 gennaio come richiesto dal Governo?

«Sì, è stato il commissario Domenico Arcuri a spiegare come siamo una delle poche Regioni ad aver inviato a Roma numeri e richieste in modo preciso e puntuale. Il passaggio fondamentale, adesso, sarà quello dell’adesione. Si partirà dal personale sanitario e dagli ospiti delle Rsa e mi auguro che la percentuale di adesione sia davvero molto alta perché il vaccino non serve soltanto come forma di difesa individuale, ma diventa una tutela collettiva».

Lei è disponibile a farsi iniettare il vaccino “live” per convincere gli scettici?

«Certo, ma quando sarà il mio turno e senza alcun privilegio, siamo chiari».

Perché la Lega è contraria all’obbligatorietà?

«In linea generale, sul tema dei vaccini, resto convinto che la moral suasion sia molto più efficace degli obblighi e che la parte informativa sia fondamentale. Va raccontata la verità dicendo che i vaccini non sono pericolosi per quanto qualche problema ci possa essere, ma che è molto più dannoso non farli e che, in fondo, anche prendere una semplice aspirina comporta una minima dose di rischio».

Come valuta l’attuale situazione sanitaria in regione? Non le sembra che la curva dei contagi diminuisca troppo lentamente?

«In realtà questa settimana si sta abbassando più del passato, ma mi sembra che sia l’intera area di Nordest, comprese Carinzia e Slovenia, quella in cui è salita più lentamente e ora si abbassa meno velocemente. All’interno di quest’area geografica il Friuli Venezia Giulia è il territorio con i numeri più contenuti, ma non siamo tranquilli e, in attesa del vaccino, dobbiamo continuare a combattere il virus con le armi che abbiamo a disposizione: distanziamento, mascherine e gel igienizzante».

Non pare che le opposizioni la pensino come lei...

«Mah, onestamente anche durante la prima ondata ci sono sempre state soltanto polemiche e mancanza di leale collaborazione nonostante io abbia cercato di condividere quante più informazioni possibili. Peccato, perché una classe politica all’altezza dovrebbe dimostrare interesse per la salute dei cittadini, non per le speculazioni.

Certi partiti hanno detto tutto e il contrario di tutto, con l’unico scopo di polemizzare. In Friuli Venezia Giulia è stato compiuto uno sforzo enorme, a partire dagli operatori sanitari, e, malgrado l’innegabile tensione, abbiamo retto l’urto. Soltanto un illuso, o chi non sa di cosa parla, poteva pensare che nel mezzo di una pandemia mondiale noi fossimo esenti da problemi e criticità. L’opposizione ha perso quel senso di responsabilità e di bene comune che la politica regionale, nella sua interezza, ha dimostrato in passato di fronte ad eventi drammatici come il terremoto».

È soddisfatto del lavoro dei Direttori generali delle Aziende sanitarie e, in particolar modo, di quelli di Udine e Pordenone finiti al centro delle critiche?

«Hanno fatto tutto quello che umanamente si poteva fare, potenziando e organizzando ogni settore con uno sforzo notevole di tutto il sistema. È normale che quando c’è tensione, poi questa si scarica sui vertici. Vestire, da fuori, i panni dell’allenatore della nazionale è facile, ma diventa spiacevole quando non si è tecnici e, in particolar modo, quando non si parla di calcio, ma della tenuta di un territorio».



Quelle foto delle ambulanze in coda all’ospedale di Udine, però, non sono un bel biglietto da visita...

«Sicuramente abbiamo dovuto far fronte a una situazione di grande afflusso in ospedale e assicuro a tutti che andremo a verificare con estrema attenzione quello che è accaduto. Ma credo che chi ha mandato in giro certe fotografie paragonando la sanità del Friuli Venezia Giulia a quella di Regioni dove le code ci sono state davvero, per settimane intere, dovrebbe vergognarsi. Perché è svilente non tanto per la Regione, quanto per le migliaia di persone che lavorano in ospedale con dedizione, fatica e sacrificio».

Scusi, ma non ci sono troppi morti in regione?

«Sì soprattutto nelle ultime settimane, al pari di Veneto e Slovenia, ed è quello che ci preoccupa di più. Purtroppo, però, è chiaro che spesso l’età avanzata di molte persone, nella seconda regione con l’età media più alta d’Italia, influisce parecchio».

Cambiando argomento, come valuta la tenuta del Governo?

«Lo vedo in grande difficoltà, con molte contraddizioni al suo interno e non escludo che possa esserci qualche cambio di rotta soprattutto nel momento in cui si dovrà ricostruire l’Italia. In quel momento ci sarà bisogno di un Governo con un forte consenso sia parlamentare sia nell’opinione pubblica».


La Lega è sempre contraria a un Governo di unità nazionale?

«Al massimo siamo disponibili a sostenere un Governo di transizione per tornare al voto. Credo, però, che a pandemia finta sia fondamentale andare alle elezioni per cercare di ridare al Paese una prospettiva di crescita futura. Quella stessa idea che ha portato alla strutturazione della legge di Bilancio regionale con i 354 milioni di investimenti».

Che non sono piaciuti alle opposizioni...

«Una cosa surreale. Adesso contestano il fatto che, per aiutare l’economia, variamo un piano di opere pubbliche. Poteva farlo il Pd quando governava, non lo ha fatto e ora critica. Surreale, appunto». —

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