Università, gli industriali bocciano la nuova laurea in Legge

UDINE. «L’internazionalizzazione della formazione dei giuristi è una necessità che non trova riscontro nei curricula di Giurisprudenza dell’università di Udine, centrati al 90 per cento sullo studio del diritto privato». Nel mirino dei gruppi Danieli, Glp ed Eurotech è finito il nuovo corso di laurea magistrale in Diritto per l’innovazione delle imprese e della pubblica amministrazione, istituito dall’ateneo per fronteggiare il calo di interesse nei confronti della più tradizionale laurea in Legge.
La scelta non convince i gruppi industriali costretti a cercare i laureati in Giurisprudenza anche all’estero. Il motivo è presto detto: «I nostri laureati non hanno competenze internazionali». Gli imprenditori ne sono convinti e lo ripetono lamentando il fatto «che le imprese, i principali stakeholders, non sono state coinvolte nella definizione dei curricula di studio».
Scoppia un caso anche perché la denuncia arriva contestualmente all’accreditamento dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione università e ricerca) ricevuto dall’ateneo e dalla sua offerta didattica. Questo significa che tra il mondo accademico e quello industriale c’è un gap da recuperare. L’impressione è che l’avvio, a partire dal prossimo anno accademico, della nuova laurea magistrale sia la goccia che fa traboccare un vaso colmo da tempo.
I gruppi industriali alle prese con stipule di contratti in tutto il mondo, dai quali derivano anche inevitabili controversie internazionali, cercano profili di più ampio respiro rispetto a quelli “sfornati” a Udine. Persone che sappiano esprimersi correttamente in inglese, ma anche, come fa notare l’amministratore del gruppo Glp, Davide Petraz, «che abbiano un’attitudine all’approccio lavorativo di un certo tipo e che sappiano comportarsi in un ambiente internazionale. In questi contesti diventa poco rilevante se i laureati conoscono a memoria il Codice».
«Su Giurisprudenza, Udine è assente», insiste il direttore degli Affari legati della Danieli, Fabio Londero, invitando l’ateneo a seguire la vocazione delle imprese del territorio anziché creare un centro di eccellenza sullo studio del diritto delle istituzioni pubbliche.
Londero non dimentica di dire che il gruppo Danieli ha a disposizione un ufficio legale con una ventina di avvocati impegnati nella stipula dei contratti. Ne assumerà ancora e avrebbe piacere di dar da lavorare a persone formate in Friuli. Analoga la situazione alla Glp e all’Eurotech, dove, i rispettivi Ad Petraz e Roberto Siagri, ricordano che «innovazione va di pari passi con proprietà intellettuale.
Abbiamo bisogno di una università che fornisca conoscenze fruibili da chi lavora sul territorio, mentre spesso ci accorgiamo che andiamo su indirizzi diversi». Gli imprenditori sono convinti che con 94 matricole iscritte al corso a ciclo unico in Giurisprudenza e le 129 della triennale, l’università non può pensare di creare un centro di eccellenza sul Diritto per l’innovazione. Tant’è che sia Petraz e Londero definiscono «un’assurdità la presenza di Giurisprudenza a Udine e a Trieste».
Proprio perché gli iscritti stanno calando anche a livello nazionale, Londero suggerisce all’ateneo di «puntare sull’eccellenza degli insegnamenti e dei professori che con la duplicazione dei corsi viene repressa a scapito degli studenti e delle imprese». E se a Udine, i corsi in lingua inglese restano sulla carta, Petraz ritiene che basta «questo fatto per non permette all’università friulana di essere conosciuta all’estero e quindi di risultare attrattiva».
E ancora: «Da noi arrivano i curricula non laureati in stage». Non a caso gli imprenditori, sempre più spesso, si trovano a selezionare laureati stranieri. Negli uffici della Glp lavorano avvocati polacchi e tedeschi, lo stesso avviene ad Amaro nel gruppo Eurotech. «Nei corsi di studio universitari manca il filone della difesa della proprietà intellettuale – ripete Siagri – in questo modo non si riesce a far valere le imprese per quello che valgono».
Il dibattito resta aperto anche se la direttrice del dipartimento di Scienze giuridiche, Marina Brollo, respinge i rilievi degli imprenditori: «Abbiamo convocato i rappresentanti delle associazioni di categoria, Confindustria compresa, e degli ordini professionali. Nel nostro corso i profili richiesti dagli imprenditori ci sono tutti».
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