Un’antica cisterna da recuperare

POLCENIGO. Una cisterna in pietra, perfettamente mimetizzata nella boscaglia, sorge lungo il sentiero delle vasche, a mezz’ora di cammino da Mezzomonte. Si tratta di un manufatto di pregio, costruito probabilmente all’inizio del XIX secolo per rifornire gli abitanti di acqua per uso domestico. A poca distanza, nella stessa epoca, i mezzomontini avevano costruito una grande vasca scoperta, ancora visibile fra i rovi, con colatoi e gradini in pietra. Serviva per raccogliere l’acqua piovana destinata agli animali domestici. Entrambi i manufatti sono in uno stato di totale abbandono e rischiano di essere persi per sempre.
L’obiettivo è salvare, quale testimonianza d’archeologia rurale, la grande vasca e, soprattutto, la cisterna coperta, con la volta in pietra dotata ancora del gancio per la carrucola, indispensabile a fare scendere i secchi per pescare l’acqua. Quel bene tanto prezioso era preservato da una porta lavorata in ferro, arrugginita, ma ancora funzionante. A lato della cisterna sono accatastati tubi in cemento. Servivano, sin dall’inizio del Novecento, per trasferire l’acqua dalla cisterna alle due fontane del borgo mezzomontino. In gran parte dell’anno, quando le piogge scarseggiavano, per rifornirsi della poca acqua disponibile, dovevano tutti risalire il sentiero delle vasche con i secchi agganciati alla grande pertica ricurva, il “thampedon”, facendo la spola fra la cisterna e la propria abitazione. Quella fatica immane, sopportata soprattutto dalle donne, aumentava nei periodi di siccità, quando l’acqua finiva anche nella cisterna e, per recuperarla, le donne di Mezzomonte dovevano scendere addirittura al piano, sino alle sorgenti del Gorgazzo. Senza manutenzione, l’antica cisterna in pietra è destinata a crollare.
Sigfrido Cescut
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto