Unabomber: nuovi sospetti sulla Base Usa

Zornitta (scagionato): ecco perchè sospetto della Base americana. E ipotizza il coinvolgimento di un soldato statunitense. «Il lamierino fu acquistato con misura anglosassone». E ora l'ingegnere di Azzano attende la sentenza definitiva della Corte di Cassazione (il pronunciamento è previsto a marzo del 2012).

PORDENONE. L’avvocato Maurizio Paniz aveva “gettato il sasso”ad agosto, complice un’inchiesta giornalistica dell’Espresso, che adombrava la mano dei servizi segreti negli attentati attribuiti a Unabomber. «Sono e resto convinto che l’esame del lamierino non sia stato approfondito: due elementi, in particolare, inducono a pensare che chi l’ha confezionato doveva avere a che fare col mondo anglosassone» aveva affermato il legale di Elvo Zornitta, l’ingegnere di Azzano Decimo che per quattro anni fu accusato di essere Unabomber, venendone successivamente scagionato.

L’ingegnere azzanese allora non s’era sbilanciato. L’ha fatto ora, dalle colonne de La Stampa, alimentando un sospetto. Alla precisa domanda “prenderanno Unabomber?” Zornitta ha risposto: «Temo di no. Molte piste sono state trascurate. Chi può reperire facilmente la nitroglicerina e dove? Perché non sono mai stati fatti accertamenti in questo senso? E poi il famoso lamierino manomesso... Mi risulta che sia stato acquistato con un’unità di misura anglosassone». Annota, quindi, l’articolista: “Zornitta non lo dice apertamente, ma pensa ad una pista che conduce alla base militare di Aviano. Ipotizza il coinvolgimento di un soldato americano. Il che potrebbe spiegare l’uscita di scena di Unabomber”.

La “pista” dell’ingegnere azzanese è la stessa ipotizzata dall’avvocato Paniz tre mesi fa, allorquando, parlando del lamierino e del relativo esame, aveva osservato: «Alla base di Aviano tutto il personale ha a che fare col mondo anglosassone. Non accuso nessuno, sia chiaro, e non la penso da oggi: è un percorso investigativo che poteva essere battuto». Aggiungendo, relativamente alle unità di misure anglosassoni: «Nel reperto analizzato c’erano due indici particolari che propendevano per un legame col mondo anglosassone. È stata la difesa, ovvero siamo stati noi, ad accorgersi all’epoca che era misurato in pollici e non in decimali e che era confezionato con prodotti acquistabili solo sul mercato sassone, dal momento che la vendita era vietata in Europa».

Vecchi interrogativi e nuovi dubbi. Nell’attesa della sentenza definitiva della Corte di Cassazione (il pronunciamento è previsto a marzo del 2012), Zornitta, in questi anni, si è riciclato montatore di pannelli solari, quindi tecnico di laboratorio in un’azienda locale. «Una brusca retrocessione» l’ha definita. Rispetto al 2004 oggi guadagna la metà. Ma ha un’occupazione. Chiederà un risarcimento allo Stato? L’avvocato Paniz rimanda la risposta a marzo, alla sentenza della Cassazione. Un appuntamento importante in questo complesso caso giudiziario.

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