Una vita tra gli studenti del Malignani: il Bdf chiuso dopo 26 anni

UDINE. Per 52 anni è stato “il covo” degli studenti del Malignani. Prima con il nome di bar “Da Vinci”, poi “da Anita” e infine come Bdf, acronimo per “Bar di Fronte”, intitolazione data dagli stessi ragazzi e da qualche professore dell’istituto tecnico udinese.
Dal 31 dicembre il locale ha abbassato le saracinesche. Non si tratta, però, di una chiusura definitiva, ma di un passaggio di consegne. “Bdf is coming back” riporta un’insegna sulla vetrata. «Stiamo valutando – dice la proprietaria delle mura, Silvana Marini – alcune proposte. A breve l’esercizio riaprirà».
Per molti il Bdf era sinonimo per indicare Danilo Mansutti, lo storico gestore che, negli ultimi 26 anni, con il suo carattere gioviale, ha “accompagnato” – insieme alla moglie Laura Menis, e ai soci Andrea Fantini e Annamaria Antoniutti – le scorribande degli studenti, chi “in marina”, chi al termine delle lezioni prima del rientro pomeridiano.
«Era giunto il tempo – dice Danilo – di passare la mano. E anche per noi di cambiare. Ventisei anni hanno rappresentato una buona parte della mia vita insieme ai ragazzi». Nel bar sono passati, da studenti, alcuni famosi industriali udinesi e piloti delle Frecce Tricolori. «C’è chi veniva ancora a trovarmi – racconta Mansutti – anche con i figli, ricordando i tempi passati, gli scherzi e le feste».
Già, il passato che ora non c’è più. In ventisei anni molte cose sono cambiate. Sono cambiate le abitudini dei ragazzi e la stessa Udine non è più la stessa, a cominciare da quel terminal degli studenti che sorgerà in via della Faula e che sposterà il traffico in quella direttrice anziché in via Leonardo da Vinci, dove c’è il Bdf.
Considerazione che non è sfuggita allo stesso Mansutti che ha fatto una scelta imprenditoriale, prendendo in gestione il bar interno delle caserme dei carabinieri di viale Venezia e viale Trieste e dello stesso Malignani. «Occasioni da prendere al volo», dice. «Anche se, ora, che sono all’interno del Malignani – spiega sorridendo –, ho meno possibilità di entrare a contatto con i ragazzi. Ci sono solo gli insegnanti. E non è la stessa cosa».
Per molti il Bdf è stata «una seconda casa». Anche per il circolo scacchistico di Udine con i suoi venti soci che, qui, trascorrevano intere ore nel pomeriggio per le partite e organizzavano due volte all’anno le serate dei tornei. Ma gli studenti erano i veri protagonisti.
«Entrando qui – ricorda Danilo – lasciavano da parte i loro problemi, giocando a biliardo o a freccette. Era come una valvola di sfogo. Avevano così modo di scaricare le tensioni della giornata e confidare i loro problemi». Indimenticabili poi le feste di fine anno delle quinte «le bicchierate, le foto di rito, il ritorno dalle discoteche – dice – con noi pronti a servire cappuccini e brioche alle cinque del mattino».
«Ma siamo stati spettatori – aggiunge ancora – anche di chi saltava scuola. All’arrivo dei professori c’era sempre uno da guardia che avvertiva gli altri, pronti a fuggire chi in taverna, chi in cucina. Per loro eravamo come una “corazza”, uno “scudo” nel momento del bisogno.
Ci facevano partecipi dei loro sentimenti, delle loro opinioni, delle gioie e delle preoccupazioni». «I ragazzi – conclude Danilo – li ho ancora nel cuore e li voglio ringraziare perché mi hanno riempito le giornate con i loro valori, la loro gioia di vivere», anche se lo stesso gestore confida «oggi c’è sempre meno voglia di incontrarsi. Il mondo virtuale ha soppiantato quello reale. E questo è l’unico rammarico che ho».
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