Una sindrome depressiva alla base dell’omicidio-suicidio in Carnia
C’è l’ombra di una profonda depressione sull’omicidio-suicidio di due coniugi di Portogruaro a Liariis di Ovaro. A soffrirne era Giorgio D’Odorico, 48 anni, di Portogruaro, che ha prima accoltellato la moglie, Mariagrazia Fagotto, di 49 anni, e poi si è impiccato alle scale della casa dove erano in vacanza.

di Luana De Francisco
OVARO.
Avevano scelto la casetta di famiglia di Ovaro, per trascorrere una vacanza in montagna, loro due da soli. Un modo per cambiare aria e aiutare lui a superare i sintomi della depressione che da un po’erano tornati a tormentarlo. E invece, quello che doveva essere il loro rifugio si è trasformato nel teatro della tragedia. Per gli inquirenti, un omicidio-suicidio: la moglie, Maria Grazia Fagotto, 49 anni, postina, uccisa a colpi di coltello, e il marito, Giorgio D’Odorico, 48, strangolato da un cavo elettrico. A trovarli, poco dopo la mezzanotte di lunedì, è stata una delle sorelle di lei, partita da Portogruaro, dove i coniugi abitavano, con i loro due figli.
Un’improvvisata, la sua, dettata dalla paura. Dal sinistro sospetto che in Friuli, non essendo riusciti per buona parte della giornata a contattare al telefono la coppia, potesse essere successo qualcosa di grave. Salita in macchina con i nipoti, una ragazza di 20 anni e un minore di 17, Nicoletta, una delle due sorelle di Maria Grazia ha così raggiunto la frazione carnica di Liariis, dove Claudio D’Odorico, fratello di Giorgio, possiede da qualche anno un rustico. Una volta aperta la porta (che era chiusa dall’interno), servendosi di un secondo mazzo di chiavi, la donna ha preferito però mandare avanti una vicina di casa che le era nel frattempo venuta incontro.
Le era bastato varcare la soglia della casa, al civico 37 di via Visinanza, per scoprire quello che non avrebbe mai voluto vedere. E che, prudentemente, ha evitato scorgessero anche i ragazzi. Una scena macabra: dalla ringhiera delle scale che conducono al piano di sopra, il corpo senza vita di Giorgio, appeso penzolini a un cavo elettrico, e tutt’intorno, dalla cucina al salotto, macchie di sangue. Quelle di Maria Grazia, trovata invece con il corpo riverso ai piedi del letto, nella loro camera, in mansarda.
Sette o otto i colpi inferti alla donna, con un coltello da cucina lasciato poi cadere accanto a lei, nella stessa camera da letto. Con quella lama, lunga tredici centimetri, la coppia, in ferie a Ovaro da venerdì scorso (lui lavorava in una vetreria, lei alle Poste), aveva forse affettato il pane, la carne e la frutta. Ignara che quel coltello, in un momento di probabile follia, si sarebbe trasformato in un’arma letale.
Il buio pesto della frazione, in breve, viene rischiarato dai lampeggianti delle auto della Polizia: prima quelle del Commissariato di Tolmezzo, poi i fari della Squadra mobile e della Scientifica della Questura di Udine. Gli agenti entrano nell’abitazione e passano al setaccio tutte le stanze. Ogni cosa è in ordine, ma dappertutto si scorgono tracce di sangue. Qualche luce è ancora accesa e al piano di sopra la televisione continua a parlare e tramettere immagini. Arriva anche il medico legale, Pierpaolo Franzi, e da una prima ricognizione cadaverica si fa risalire la morte di entrambi a diverse ore prima: l’omicidio della donna e il successivo suicidio dell’uomo potrebbero essere avvenuti tra il pomeriggio e la sera di lunedì.
Lui è scalzo e seminudo, lei indossa una canottiera e un paio di pantaloncini. I punti del corpo in cui è stata ferita sono diversi, ma i colpi fatali sembrano essere quelli al torace. Spiccano i segni ai polsi: quasi che l’intenzione fosse quella di fare passare l’omicidio a sua volta per un suicidio. Ma è soltanto un’ipotesi, peraltro presto scartata. Il sopralluogo non porta al rinvenimento di alcun biglietto o altro scritto, nel quale siano spiegate le ragioni della tragedia. Rovistando tra gli effetti personali dell’uomo, però, gli investigatori trovano alcune scatole di farmaci antidepressivi.
Successivi accertamenti confermeranno che Giorgio D’Odorico era da tempo in cura: un paio d’anni fa aveva sofferto di una sindrome depressiva e da qualche tempo, pare appena una decina di giorni, quel male oscuro era rispuntato. Era anche per questo che la coppia aveva deciso di trascorrere una breve vacanza a Ovaro: per cambiare aria e cercare così di restituire serenità all’uomo.
É ormai giorno quando gli uomini della Questura, che hanno sentito anche i vicini di casa senza tuttavia trovare alcun testimone, lasciano il paese. In mattinata arriva il procuratore della Repubblica di Tolmezzo, Giancarlo Buonocore. Sul posto ci sono anche l’altra sorella di Maria Grazia e il fratello di Giorgio. L’abitazione viene posta sotto sequestro e i cadaveri, su autorizzazione del magistrato, trasferiti in una cella mortuaria dell’ospedale tolmezzino. É lì che, domani, il medico legale Lorenzo Desinan li sottoporrà ad autospia.
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