Un volume celebra Agostino Ancilotto, l’eroe dimenticato della Grande guerra
Osservatore e mitragliere in missione sui campi di battaglia. Morì a 21 anni: il suo aereo fu abbattuto sulle Alpi Giulie

In occasione del centenario della nascita dell’aeronautica militare italiana quale arma autonoma delle forze armate, l’editore Gaspari ha pubblicato e distribuito nelle librerie di tutta Italia, in questi giorni, il libro Agostino Ancilotto, il volo di un eroe dell’aviazione di Mirko Sermaglia.
È la storia di uno dei tanti sconosciuti aviatori che durante il primo conflitto mondiale caddero in combattimento sui cieli del Friuli e del Veneto.
Il giovanissimo tenente del Novara cavalleria era distaccato all’aeroporto di Campoformido una delle località dove erano presenti hangar e piste d’atterraggio nelle vicinanze di Udine, allora oggetto di frequenti attacchi dell’aviazione austro-ungarica.
Tra i molti stormi di aerei italiani, ivi dislocati, nella 114esima squadriglia al comando di un aereo biposto vi era proprio il giovane conte Ancilotto che in qualità di osservatore e mitragliere decollava insieme al pilota sergente Enrico Fiore a bordo di un Saml per missioni che solitamente venivano fatte sorvolando i campi di battaglia del fronte dell’Isonzo per fotografare la posizione delle artiglierie e segnalare la dislocazione delle truppe, non disdegnando il lancio di bombe sulle trincee nemiche.
Il libro scava nella vita di Ancilotto, mettendo in luce tutte le tappe della sua giovane esistenza, e soffermandosi soprattutto sul periodo che va dall’arruolamento appena ventenne nel 1916, fino all’ultimo volo quello che lo vedrà perire in azione l’anno dopo.
Ciò che intraprende l’autore è una vera e propria indagine che lo conduce attraverso il ritrovamento di oggetti, di documenti ufficiali e personali e dei resti dell’aeroplano, a dopo più di cento anni, a ricostruire la vita del giovanissimo trevigiano fino agli ultimi attimi della breve esistenza.
Un eroe dimenticato che senza l’attento resoconto storico e la ricostruzione del suo percorso esistenziale sarebbe rimasto pressoché sconosciuto, in quel limbo in cui sono vanamente riposti con un nome incolonnato e scritto su una lapide insieme ad altre decine di anonimi, i moltissimi caduti della prima guerra mondiale.
Attraverso una ricerca che partendo dal ritrovamento del bracciale di riconoscimento modello patria del giovane ufficiale che riportava i dati anagrafici e la fotografia che in assenza di piastrina di riconoscimento molti ufficiali indossavano durante le azioni belliche della Grande guerra, lo aveva condotto dopo la frequentazione di numerosi archivi del Veneto e nazionali e dopo una certosino scavo negli anfratti della sua storia di vita, in ultimo, all’emozionante ritrovamento di quel che rimaneva del suo aereo in una zona impervia delle Alpi Giulie a 1700 metri, dove il velivolo si era schiantato tra le rocce il 13 ottobre del 1917, quando Agostino aveva appena 21 anni.
Il libro non è soltanto il risultato di un accurato studio storico condotto magistralmente, che mette in luce fatti e stati d’animo, ma è altresì un esempio di come si conduce una ricerca e si mette nero su bianco un’indagine storica.
Infatti il resoconto procede su un doppio binario uno conduce alla minuziosa ricostruzione della biografia, l’altro non meno importante ci fa scoprire, sul farsi temporale, il susseguirsi del ritrovamento delle fonti documentali e materiali e la loro sistemazione nella costruzione del racconto.
Un bell’esempio di appassionata ricerca e di corretto arricchimento della memoria della Grande guerra.
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