Un solo pensiero: «Mandare soldi ai suoi»
Era in Italia da tre anni, ma aveva un pensiero fisso: «Devo mandare ai miei genitori e ai miei fratelli in Senegal i soldi guadagnati». La ripeteva sempre questa frase Samba Diagne, 30 anni, morto a causa del monossido di carbonio sprigionato da un fornelletto scaldato a carbonella. A trovare il corpo senza vita, al primo piano di un’abitazione di via Quarto, è stato lo zio Niang Fallou, a Udine da oltre 20 anni, impiegato in uno studio di consulenza per l’immigrazione. «Mi hanno chiamato dalla cooperativa di pulizie Markas, dove mio nipote lavorava, perché Diagne non si era presentato. Allora sono venuto a casa sua e ho trovato il corpo a terra con i piedi freddi. Ho pensato al peggio e ho chiamato il 118». Niang racconta che il nipote «era una persona tranquilla, pensava solo ad aiutare la sua famiglia. Aveva due fratelli anche a Bergamo, ma non so quanto spesso li vedesse». E ancora: «L’ultima volta l’ho incontrato dieci giorni fa, per strada. Mi aveva detto di essere andato in ospedale per accertamenti, perché aveva un forte mal di testa, ma non sembrava nulla di grave».
Fuori dell’abitazione cominciano ad arrivare tanti amici di Diagne. Qualcuno grida, piange, straziato dal dolore. Al ragazzo, infatti, volevano bene e ieri sono corsi a casa sua, per capire cosa fosse successo, per comprendere perché un simile incidente dovesse proprio colpire Diagne, «il più bravo di tutti noi», dice un amico senegalese. E a confermare quanto sapesse farsi voler bene il giovane africano c’è anche la vicina Ina Cisilino, che dice: «Era un buonissimo ragazzo. A me non ha mai dato fastidio. Era molto rispettoso».
Renato Schinko
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