Un giovane su tre è senza lavoro I DATI

Drescig: «La Regione salvi le aziende ancora attive». Domani un incontro promosso da Fim Fvg

UDINE. La situazione delle realtà economiche regionali non è rassicurante e, a farne le spese, sono spesso i giovani che faticano a entrare nel mondo del lavoro.

Secondo i dati Istat, in Friuli Venezia Giulia nel 2012 il tasso di disoccupazione complessiva toccava il 6,8%, quella giovanile (con età pari o inferiore ai 25 anni) ben il 30,4%. Cifra, quest’ultima, che ad oggi è già salita a quota 34%, contro una media dell’Unione Europea del 23,6% (in Germania è solo del 7,9%).

Trovare politiche adeguate, strumenti e strategie in grado di rappresentare le esigenze dei giovani si rende indispensabile ed è l’argomento dell’incontro-dibattito, dal titolo “Lavoro per i giovani”, promosso per domani della Federazione italiana metalmeccanici Friuli Venezia Giulia (che segue 780 aziende).

L’appuntamento è alle 19 al parco del Cormor, all’interno dell’evento Hompage festival e sarà introdotto dal segretario generale Fim-Cisl del Fvg Sergio Drescig. Il direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier, coordinerà gli interventi dei capigruppo in consiglio regionale Alessandro Colautti del Pdl e Cristiano Shaurli del Pd, Alberto Monticco della Cisl regionale e Marco Bentivogli della Fim nazionale.

«L’attuale situazione è critica – sottolinea Drescig –, siamo passati dal 2007, anno in cui gli ammortizzatori sociali erano quasi sconosciuti al 2012, dove si registra un aumento del 40% della cassa integrazione ordinaria (6 milioni 467 mila ore) rispetto al 2011. La cig straordinaria è scesa del 3,7% (15 milioni di ore), ma quella in deroga è salita del 70,6% (3 milioni di ore). Per un aumento complessivo del monte ore pari dell’11,7%».

Nel dettaglio, l’industria (aziende metalmeccaniche, chimiche, del legno e tessili) nel 2012 ha subito un aumento totale del 3,7% del ricorso alla cig (18 milioni e mezzo di ore).

«Oggi siamo in una fase di emergenza – indica il segretario generale Fim-Cisl Fvg – , quindi per prima cosa chiediamo alla Regione di fare di tutto per salvare le aziende che lavorano. Leggi come quella sul lavoro del governo Letta o la legge regionale 22 marzo 2012 n. 5 sono buoni interventi, ma non risolvono il problema, perchè oggi non c’è lavoro. Un’azienda, anche se ha incentivi appetibili, non assume perchè ha dipendenti in cassa integrazione».

Come fare, allora, per creare occupazione, anche giovanile? «La nostra proposta – prosegue Drescig – inserita nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici, non è passata, ma è stata recepita da Cgil, Cisl e Uil che l’hanno illustrata al governo Monti e ora è in discussione in Parlamento. In sostanza, chiediamo che il lavoratore, quando arriva a 55 anni di età anagrafica, possa scegliere di passare dal contratto a tempo pieno a un part time (fatta salva la copetrtura contributiva della futura pensione). Contestualmente l’azienda dovrà assumere part time un giovane a tempo indeterminato. In questo modo l’impresa avrebbe uno sgravio dei costi, dato che un dipendente anziano costerebbe di più, e ci sarebbe un passaggio generazionale di consegne».

Altro punto fondamentale è la formazione (attraverso anche finanziamenti Ue). «Il futuro industriale deve puntare sulla specializzazione dei lavoratori, sulla tecnologia e sull’alto valore aggiunto, visto che noi – puntualizza Drescig – non possiamo competere sulle produzioni di basso valore aggiunto (come quelle cinesi, thailandesi, argentine, ecc.). Proponiamo più collegamenti tra scuola e fabbriche per far svolgere stages agli studenti». E ai giovani è richiesta sempre più fantasia «per inventarsi nuovi lavori».

Il segretario Fim Fvg, infine, evidenzia «l’emergenza nell’emergenza del settore metalmeccanico: ci sono moltissime aziende che hanno lavoro, commesse sicure, ma sono in sofferenza finanziaria e paradossalmente chiudono con credito: realtà che lavorano per clienti (anche enti statali) che non pagano o lo fanno in ritardo. La Regione intervenga con Friulia, Mediocredito, che devono essere al servizio delle aziende».

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