Un giovane da Seul: «I miei nonni a casa parlavano il “folpo” Lo voglio imparare»

Mail dalla Corea del Sud al Ciavedal, che invia la “Gramatica” Il presidente Polesel: «Riceviamo richieste da vari Paesi»



Perde i nonni e, per sentirli ancora vicini a sé, decide di imparare il folpo, il dialetto che da emigranti avevano continuato a parlare in famiglia. Lo studierà sulla “Gramatica par Cordenons” del cordenonese Rino Cozzarin, edita nel 2017 dal Ciavedal.

Ad inviargliela, su sua richiesta, è stata la stessa associazione. Succede a Seul, Corea del sud, dove Alan – questo il nome del protagonista di questa bella storia – vive e dove i suoi nonni erano emigrati da Cordenons. Alan ha contattato l’associazione via posta elettronica, spiegando in poche righe la propria storia e chiedendo informazioni sulla Gramatica.

«Mi chiamo Alan e sono nipote di due nonni che vivevano a Cordenons – ha scritto –. Erano due bravissime persone che parlavano il folpo fra loro. Mio nonno era nato nel 1920 ed è morto nel 2018 all’età di 98. Mia nonna ha lavorato in una fabbrica a Cordenons. Mi raccontavano sempre delle loro vite e mi hanno fatto capire cosa vuole dire la parola “famiglia”. Mio nonno diceva che la famiglia è sacrosanta. Mi mancano, ma le loro parole rimangono sempre nel mio cuore. Se posso imparare un po’ del folpo mi farà sentire come loro fossero ancora vivi e con me».

Non è raro per il Ciavedal tessere rapporti con emigranti all’estero, ma è stato motivo di grande soddisfazione venire a sapere che dall’altra parte del mondo c’è un nipote innamorato delle origini della sua famiglia a tal punto da volerne studiare la parlata. «Quando, aprendo una mail in arrivo da Seul in Corea del Sud leggi questo, capisci subito che la passione e la dedizione a una causa quale quella della difesa delle nostre radici non è solamente difesa del nostro campanile e dei nostri angusti confini, ma arriva lontano, in fondo ai cuori di tanta gente» , sottolinea il vicepresidente del Ciavedal, Alpo Polesel.

«Ci ha riempito di orgoglio essere contattati dalla Corea – aggiunge – . Negli ultimi quattro, cinque anni, i social e internet in generale ci hanno aiutato a dare visibilità alla nostra attività, e con essa a tenere vivo l’interesse dei nostri emigranti e dei loro famigliari all’estero, rispetto alla parlata di Cordenons». E aggiunge: «Il nostro dialetto continua, in questo modo, ad avere risonanza oltre confine. C’è gente che ci scrive dal Venezuela, dall’Argentina e Brasile, dal Canada e dagli Stati Uniti» . Un altro dato significativo è rappresentato dall’età delle persone. «Notiamo un abbassamento della soglia di età soglia di età – dice Polesel – di chi ci contatta per informazioni o materiali legati al folpo – puntualizza Polesel – . Si tratta di persone tra i quaranta e i cinquant’anni, i figli e nipoti dei nostri emigranti ». —



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