Udine svela i misteri del Dante segreto

Da lunedì via a un ciclo di conferenze che raccontano le sfaccettature della vita del poeta fiorentino

UDINE. Un grande poeta è un cataclisma che non si può prevedere, un fenomeno inarrestabile che dura nei secoli e, più trascorre il tempo, con maggiore dolcezza convince e conquista sia i cuori semplici che le anime elette...

A scrivere queste preziose parole nel libro “Biondo era e bello” fu Mario Tobino che volle così narrare lo stupore davanti alla vita e alle opere di Dante Alighieri.

La sua non era certo un’epoca di zucchero, non scorreva miele nelle strade di Firenze, occhi di falco la perlustravano, ma per fortuna c’era anche la poesia di chi compose un testo straordinario (purtroppo andato perduto) in cui si esaltavano le sessanta donne e ragazze più belle della città. E Beatrice vi appariva solo al nono posto, pur essendo diventata in seguito la più celebre di tutte.

Dante segreto, dalle mille sfaccettature, in un viaggio cominciato con la nascita nel maggio del 1265 e che dura esattamente da 750 anni, un approdo che ha moltiplicato iniziative, convegni, celebrazioni varie.

Una intensa serie di sei incontri, che avverranno tutti di lunedì, è adesso proposta dall’attivissima Associazione dei toscani in Friuli Venezia Giulia, con il patrocinio dei Comuni di Udine e Firenze, del Dipartimento di studi umanistici dell’università di Udine, della società Dante Alighieri di Pordenone e del club Unesco.

E a tale proposito va ricordato che gli attuali toscani residenti in regione sono i discendenti delle prime famiglie che già nel 1200 trovarono ospitalità e lavoro nel Friuli patriarcale, in particolare come banchieri e commercianti. Prima giunsero i senesi e in seguito i fiorentini, sospinti qui dalle varie guerre in casa loro.

Tra i più famosi ci furono i Mannini, che poi cambiarono il nome in Manin, entrando nel patriziato veneziano ed esprimendo l’ultimo Doge, Lodovico, quello che chiuse la porta e la storia della Serenissima.

Le conferenze del programma intitolato “Dante a più voci” cominceranno lunedì e avranno inizio, come le successive, alle 17.30, nel salone di palazzo Garzolini, già collegio Toppo Wassermann, in via Gemona 92. Primo appuntamento con Domenico De Martino sul tema “Dante è davvero il padre della lingua italiana?”, letture di Giuseppe Bevilacqua, direttore della prosa al teatro Giovanni da Udine.

Ed ecco i successivi incontri: 19 ottobre, Amerigo Chierici (“Dante e il paesaggio nella Divina Commedia”), letture di Gianni Nistri; 26 ottobre, Flaviano Bosco (“Allegorie e figure degli insetti nella Divina Commedia”), letture di Andreina Tonello; 9 novembre, Enrico Faini (“La vendetta ai tempi di Dante”), letture di Italo Tavoschi; 16 novembre, intervento e lettura di Pietro Mastromonaco (“La preghiera di San Bernardo alla Vergine e l’immersione di Dante nella mente di Dio a raggiungere la conoscenza assoluta”, Canto XXXIII del Paradiso”); 23 novembre, intervento e lettura di Angelo Floramo (“Il carnevale infernale. Sovvertimento rituale e antropologico del riso nelle Malebolge”). Inoltre giovedì 22 e venerdì 23 ottobre, all'università di Udine, sempre in collaborazione con i toscani, si terrà il convegno “Laboratorio dantesco”. Da ricordare infine che le conferenze avranno intermezzi musicali e che l’intero programma è sul sito www.toscani.fvg.it.

Il messaggio allora è chiaro: non prendere impegni nei prossimi lunedì per immergersi pienamente in queste atmosfere, alle quali possiamo aggiungere alcuni spunti in chiave locale. Per esempio, non a tutti è nota la vicenda dello scoglio di Dante, quella roccia che spunta nella baia sotto il castello di Duino.

Pare che lì il poeta si ritirasse solitario a meditare mentre, esule, era ospite dei signori del luogo. Altra cosuccia, stavolta riguarda Udine nel cui duomo c’è l’altare dedicato a Elena Valentinis, l’unica beata della città.

Visse nel Quattrocento, aveva sei figli e si fece religiosa dopo la morte precoce del marito che si chiamava (attenzione) Antonio Cavalcanti, cognome fiorentinissimo, che ci collega di nuovo a Dante e al suo celebre amico Guido Cavalcanti, grande stilnovista esperto in versi d’amore rovente. Erano parenti i due, Antonio e Guido? Chissà, altro mistero in una storia straordinaria lunga sette secoli e mezzo.

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