Udine, l'esperto di malattie infettive: «Il virus circola ancora, malati gravi più giovani. I vaccini sono la soluzione»

UDINE. «Io la vedo la luce in fondo al tunnel, grazie ai vaccini». Il dottor Carlo Tascini, direttore della clinica di malattie infettive all’ospedale di Udine, da molti mesi è in trincea.
Combatte strenuamente, lui e tutti i medici, gli specializzandi, gli infermieri, gli operatori sanitari, la battaglia contro il Covid 19, un virus così globale e così “cattivo” che non si vedeva dai tempi dell’epidemia di Spagnola, più di un secolo fa.
E nonostante la situazione nei reparti resti, alla vigilia della seconda Pasqua di lockdown, piuttosto complicata, adesso, a differenza delle altre volte in cui ha concesso un’intervista, le sue parole virano a un cauto ottimismo. Una speranza che si basa sull’immunizzazione.
Che però, per essere efficace, in regione dovrebbe coinvolgere almeno 750, 800 mila persone, traguardo ancora piuttosto lontano, dopo 3 mesi dall’avvio della campagna.
«Quando il 60% della popolazione sarà vaccinato - spiega -, potremo raggiungere già l’immunità di gregge. Allora non avremo più malati gravi e diminuirà drasticamente il peso sugli ospedali. Come è avvenuto in Inghilterra».
Dottor Tascini, a proposito di Inghilterra: c’è questa variante inglese che non fa dormire sonni tranquilli. È così pericolosa?
«Intanto dobbiamo dire che ha praticamente soppiantato il virus “selvaggio”, quello originario di Wuhan. Nei test che riusciamo a fare agli infetti, la ritroviamo in percentuali che vanno dall’80 al 100 per cento. I malati con la variante inglese hanno una carica virale più elevata, il tempo per negativizzarsi resta più lo stesso, varia sempre da soggetto a soggetto, da 8,9 giorni a settimane».
Presenta delle caratteristiche particolari questo virus isolato per la prima volta nel Kent?
«Nausea e cefalea risultano molto frequenti, mentre la perdita di gusto e olfatto sono sintomi diventati più rari rispetto alla prima e alla seconda ondata. Riscontriamo invece molte polmoniti gravi e su pazienti più giovani senza comorbilità. L’età media complessiva dei ricoverati in generale è scesa di due, tre anni, ma adesso abbiamo pazienti di 60 anni con polmoniti severe».
I malati gravi come li curate?
«Hanno in genere sempre bisogno di ventilazione, ossigeno ad alti flussi, in alcuni casi ventilazione meccanica e sedazione. Per superare la fase critica ci vogliono circa due settimane, per guarire del tutto più tempo rispetto al passato.
Le cure salvavita non esistono, dal 19 marzo anche qua facciamo gli anticorpi monoclonali. Li abbiamo sperimentati su 30 pazienti, di cui 10 con la variante inglese, li facciamo a malati che hanno fattori di rischio, nei primi 5 giorni dall’inizio dei sintomi.
Qualcuno di loro sta andando abbastanza bene, altri restano in condizioni da monitorare con attenzione. Poi noi somministriamo, talvolta, il Rendesivir e il cortisone dopo 7 giorni dalla sintomatologia».
Il periodo di convalescenza, dopo la negativizzazione, è piuttosto lungo, vero?
«Guardi, con la variante inglese ci vuole anche più tempo per uscirne. Dopo la fase acuta c’è in tanti una sindrome di stanchezza cronica, malattie reumatiche, affaticamento. Anche certi malati della prima ondata, di un anno fa, hanno ancora disturbi. C’è un 10% di persone che hanno avuto il Covid 19 che non risolvono la questione senza effetti a lungo termine».
Intanto voi in ospedale fate i salti mortali per dare a tutti assistenza. Quali sono i reparti sotto maggiore stress?
«Le terapie intensive hanno una pressione fortissima, così come pronto soccorso, pneumologia e clinica di malattie infettive».
Perchè in Friuli ci ritroviamo con così tanti malati?
«Perchè il virus l’abbiamo fatto circolare a lungo. Abbiamo mantenuto spesso i numeri dentro i parametri del Ministero evitando così le restrizioni più gravose per la popolazione, e ciò ha comportato uno sforzo enorme da parte delle strutture sanitarie.
Ma i singoli cittadini, questo lo devo proprio dire, lo sforzo per contenere il dilagare dell’epidemia lo hanno fatto poco. Se c’è la zona rossa dobbiamo rispettarla».
Altre varianti si stanno affacciando sulla scena, in particolare brasiliana e sudafricana. Dobbiamo temere anche queste mutazioni?
«Da noi non abbiamo isolato nè la brasiliana nè la sudafricana, che sono simili anche se si sono originate ognuna per conto suo. Ma sono comunque pericolose: l’Umbria ha chiuso tutto per quasi due mesi perché aveva un importante focolaio di brasiliana in ospedale.
Le mutazioni sono un modo che il virus ha per resistere, per sopravvivere. Dobbiamo stare attentissimi alle varianti, per questo è fondamentale limitare la circolazione del Covid 19».
In questi giorni divampa la polemica sulla mortalità per Covid in regione. Ma il medico come vede la questione?
«Abbiamo una mortalità da Covid inferiore a quelle di Lombardia o Valle d’Aosta. Ma su questo fronte dobbiamo guardare anche i tamponi, noi facciamo 1300 tamponi per 1000 abitanti, ciò vuol dire che troviamo molti più positivi rispetto ad altre regioni. Udine, in particolare, è la provincia che fa più tamponi in Italia, questo impatta sui numeri».
Ma il Veneto, per esempio, in questo periodo registra molte meno vittime del Friuli. A cosa è dovuto?
«In Veneto hanno meno casi positivi rispetto a noi adesso, l’incidenza del virus è poco più della metà. Per questo è indispensabile bloccare la diffusione e la circolazione del Covid».
In un ex malato quanto dura l’immunità?
«Abbiamo fatto uno studio su 200 pazienti friulani della prima ondata, ammalatisi tra marzo e maggio del 2020. E abbiamo visto che si perde circa la metà degli anticorpi dopo 10 mesi».
L’asso nella manica sono i vaccini, par di capire. Siamo davvero a un passo dalla svolta?
«Sicuramente. Un mio paziente mi ha telefonato qualche giorno fa esprimendo dubbi sulle vaccinazioni. Ho tagliato corto e gli ho risposto: “Non ti vaccini? Allora non ti seguo più”. Non riesco a comprendere come si possano avere dubbi in proposito al giorno d’oggi. Nel reparto che dirigo abbiamo fatto in sei mesi i ricoveri che si facevano in 6 anni e abbiamo visto morire tante persone.
Qualcuno ha paura degli effetti collaterali? Ma è come dire non prendo l’aereo perché cadono gli aerei, gli eventi avversi esistono, ma sono rarissimi».
Che grado di protezione dà il vaccino?
«Tra operatori sanitari e ospiti delle case di riposo che si sono sottoposti all’iniezione, non ci sono più ricoverati, zero. Il siero è efficace. La vaccinazione è consigliata anche per chi ha avuto l’infezione, una sola dose, come indicano le linee guida».
Dottore un’ultima domanda: il Sars-Cov-2 sparirà per sempre dalla faccia della terra, prima o poi?
«Non lo sappiamo se andrà via. La poliomielite, però, come malattia non esiste più, grazie ai vaccini. Ma il virus della polio esiste ancora». —
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