Udine. Il killer delle escort tenta di impiccarsi in carcere, è grave
Ramon Berloso, il reo confesso omicida di due prostitute, trovate sepolte nel greto del torrente Torre, è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Udine. A salvarlo è stato un agente. Prima del gesto estremo ha scritto a madre, figlia e a un’amica

Ha scritto lettere alle “sue” donne e poi ha tentato di uccidersi impiccandosi in cella. Ramon Berloso, il reo confesso serial killer delle due “escort”, è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Udine dopo il tentativo di farla finita avvenuto mercoledì sera nella cella d’isolamento della casa circondariale di via Spalato. È in coma farmacologico, non in pericolo di vita.
Il fatto.
Mancano pochi minuti a mezzanotte. Berloso è piantonato da un agente penitenziario. È l’ora del cambio della guardia, quindi il momento per decidere in fretta e agire: Ramon sale sullo sgabellino di plastica, arrotola le lenzuola, le passa sul cardine della finestra e crea il cappio. Quindi dà un calcio allo sgabello e si lascia cadere. Passa pochissimo tempo e il nuovo agente entrato in turno si accorge: entra nella cella, solleva Berloso e chiama i colleghi. In carcere arrivano così i sanitari del 118 che, dopo avere stabilizzato la situazione, trasportano in ambulanza Ramon all’ospedale, dove è accolto in terapia intensiva e tenuto in coma farmacologico. Saranno le analisi specifiche – la Tac in primis – a stabilire se vi siano stati danni cerebrali. Non è dato in pericolo di vita.
Le indagini.
Questa la cronaca della notte. Il resto lo scoprono gli inquirenti ieri mattina. Il procuratore aggiunto Raffaele Tito, il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri Fabio Pasquariello, il dirigente della Squadra mobile della questura Ezio Gaetano e l’avvocato Roberto Mete effettuano il sopralluogo nella cella assieme al direttore del carcere Francesco Macrì. A tutti gli effetti è una perquisizione con il relativo sequestro delle lettere che nel pomeriggio di mercoledì Berloso è stato visto scrivere: una per la figlia di 6 anni, una per la madre, la terza (in lingua portoghese) per la donna che forse doveva raggiungere quando, una volta scoperto e braccato dagli inquirenti, ha tentato una disperata fuga.
Le lettere.
Gli inquirenti, sul posto, hanno letto le lettere scritte in italiano alla figlia e alla madre. Non erano proprio degli addii con le “classiche” scuse per il gesto estremo che Berloso aveva già deciso di mettere in scena. Lo lasciavano intendere, magari non così a breve termine. Le lettere erano riposte in fondo al letto, in una busta all’interno di un’altra busta in plastica dove Berloso tiene gli atti del processo: l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e il verbale d’interrogatorio.
I dubbi.
Anche su questo il dottor Tito svolgerà accertamenti. Al momento è stato aperto un fascicolo separato da quello degli omicidi delle escort, come «Atti relativi al tentato suicidio» di Ramon Berloso. Gli inquirenti non credono alle intenzioni “serie” del 34enne goriziano di farla davvero finita? In altre parole, alla messinscena? È presto per dirlo; di sicuro Berloso ha rischiato di morire e la sua situazione sanitaria, almeno fino a ieri sera, era giudicata dai medici con riserva di prognosi.
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