Udine, addio a Nino Marzullo: il decano dei macellai “adottato” dal Friuli

Da Marzullo andavi a botta sicura. Il filetto, quello buono, non mancava mai. E dietro il bancone di via Poscolle c’era lui, il signor Nino, occhi vispi e modi gentili da siciliano cresciuto in Friuli. Se n’è andato sabato, a 78 anni, dopo una vita dedicata a lavoro e famiglia. I funerali domani a mezzogiorno, nella chiesa di Beivars.
Antonino, per tutti semplicemente Nino, era il decano dei macellai udinesi: in quasi cinquant’anni di attività ha rifornito di cotolette, salsicce e costine generazioni di friulani, che arrivavano in città anche dall’hinterland per farsi coccolare dalle leccornie che il maestro dei beccai proponeva con passione.
«Era il “Bulgari del filetto” per i suoi clienti», raccontano commossi i figli Maria e Angelo, riannodando il filo dei ricordi. E poco c’entravano i prezzi: «Era una questione di passione, di qualità: mio padre – spiega con orgoglio Maria – è stato tra i primi ad accompagnare nella scelta il cliente, a fare in modo che il negozio fosse qualcosa di più di una semplice rivendita». Da via Poscolle e ancor prima dalle macellerie in via Pracchiuso (aperta a metà degli anni Sessanta) e di via Canciani (serrande su dal 1978 al 1991) sono passati professionisti e massaie, industriali e imprenditori («I Tosolini, i Paniccia, i Lovisoni», elenca il figlio Angelo), ma anche l’attore Nico Pepe e tanti calciatori dell’Udinese, «che da papà si sentivano come in famiglia».

Quarto di sei fratelli, Marzullo era nato nel 1940 a Calatabiano, paesotto a pochi chilometri da Taormina. A diciassette anni lascia la costa etnea per trasferirsi in Svizzera: impara il mestiere alla Migros, grossa catena elvetica di supermercati, prima di riunirsi in Friuli al fratello Giorgio, ufficiale dell’Esercito di stanza a Udine. Apre la prima macelleria in via Pracchiuso: proprio vicino al negozio lavora come segretaria in una rivendita di elettrodomestici Elida, che sposerà di lì a poco e con la quale condividerà vita familiare e lavorativa.
Fino al 2013, anno in cui passa la mano e abbassa per l’ultima volta la saracinesca in via Poscolle, appendendo al chiodo il berretto bianco che era qualcosa di più di un semplice vezzo. Oggi al posto della macelleria c’è una gastronomia, che in vetrina espone con orgoglio il ceppo sul quale per anni Nino ha tagliato con vigore la carne. Un omaggio a un negoziante che ha amato la sua professione almeno quanto ha adorato la terra che l’aveva adottato. «In Friuli ho imparato il culto del lavoro», ripeteva spesso lui, che nei fine settimana non rinunciava a una passeggiata sui monti friulani, in compagnia degli amici del Cai di Udine. —
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