Uccise il figlio di 19 anni durante una lite, rimarrà in carcere a vita

Remanzacco, confermato l’ergastolo da parte della Corte d’Assise nei confronti di Andrei Talpis, muratore 50enne di origini moldave. La tragedia si era consumata nella notte del 26 novembre del 2013

REMANZACCO. Era e resta carcere a vita: la Corte d’assise d’appello di Trieste ha confermato la sentenza pronunciata in primo grado nei confronti di Andrei Talpis, il 50enne operaio di origini moldave che, la notte del 26 novembre 2013, colpì a morte con un coltello il figlio Ion, 19 anni, e tentò di uccidere la moglie Elisaveta, sua coetanea e connazionale, al culmine di una violenta lite scoppiata nella loro abitazione di Remanzacco.

Inflitto dal gup del tribunale di Udine l’8 gennaio 2015, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, l’ergastolo era stato invocato anche dal procuratore generale.

La corte, presieduta dal giudice Piervalerio Reinotti (a latere, il collega Vittore Ferraro e sei giudici popolari), ha emesso il verdetto dopo due ore di Camera di consiglio.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Roberto Mete, aveva insistito affinchè fosse valorizzata la «personalità degenerata dell’imputato», ai fini della concessione delle attenuanti «idonee a influire sulla misura della responsabilità penale».

E questo, «nonostante la mancanza di elementi scientifici che potessero condurre a un vizio, anche parziale, di mente – aveva spiegato il legale –, e nonostante la gravità delle imputazioni contestate».

Oltre a soffermarsi a lungo sugli «aspetti degradati della personalità dell’imputato, afflitto da gravi problemi depressivi e di rapporto con la società e con i familiari, a causa dell’abuso di alcol», il difensore aveva incentrato l’appello sulle «difficoltà di interpretare compiutamente l’accoltellamento del figlio, in quando – aveva osservato – valutabile soltanto con il supporto di dati interpretativi».

Da qui, quindi, la richiesta di derubricazione in omicidio preterintenzionale.

In aula anche l’avvocato Samantha Zuccato, con cui la moglie si era costituita parte civile, ottenendo il riconoscimento a un risarcimento dei danni di 400 mila euro.

«La signora è molto contenta – ha riferito il legale, all’esito del processo di secondo grado –. La sua vita, naturalmente, non è più la stessa ed è ancora molto depressa. Ma è soddisfatta della sentenza, che le rende giustizia dopo tante sofferenze».

Dopo la lettura del dispositivo, Talpis, muto durante tutta l’udienza, è stato riaccompagnato nella casa circondariale di Udine, dov’è rinchiuso dal giorno del delitto.

Muratore in Friuli dal 2010, era stato arrestato dalla polizia poco dopo la tragedia, mentre, ancora sconvolto, se ne stava seduto sul marciapiede davanti casa.

La difesa attenderà il deposito della motivazione (la Corte si è riservata 60 giorni per il deposito) per la valutazione del ricoso per Cassazione su precisi punti di diritto.

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