Truffa sui buoni postali, in 26 a giudizio
Coinvolti capi-filiali e dipendenti di Pordenone, Arba, Sacile, Aviano, Casarsa, Maniago e Porcia. Le Poste parte civile
Ventisei persone accusate di tentata truffa e falso ideologico ai danni di Poste italiane e Cassa deposito e prestiti. Si tratta di responsabili e impiegati di uffici postali della provincia ai quali si contesta di aver falsamente venduto buoni postali fruttiferi a parenti e amici per ottenere incentivi dalle Poste. I ventisei imputati si sono opposti al decreto penale di condanna e ieri si è iniziato il processo penale davanti al giudice monocratico Monica Biasutti. Poste italiane spa si è costituita parte civile con l’avvocato Angelo Nanni del foro di Roma. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Alberto Fenos (ne assiste 21), Fabio Pes, Luca Colombaro e Alessandro Tauro. I fatti contestati, emersi in seguito a un’inchiesta del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Pordenone, risalgono al periodo compreso tra settembre e dicembre 2003 nelle filiali di Pordenone, Arba, Sacile, Aviano, Casarsa, Maniago e Porcia. La Cassa depositi e prestiti, che si avvaleva di Poste italiane per la raccolta attraverso libretti di risparmio postali e buoni postali fruttiferi, aveva riconosciuto alle Poste una commissione del 2,63% sull’importo lordo dei buoni postali fruttiferi venduti. A loro volta, le Poste avevano promesso incentivi economici ai direttori e ai dipendenti di filiale e degli uffici periferici che avessero raggiunto gli obiettivi aziendali. E uno di questi era, appunto, la collocazione dei buoni postali fruttiferi. Secondo l’ipotesi accusatoria, i 26 imputati avrebbero fatto figurare la vendita dei buoni fruttiferi – per un valore complessivo di quasi 4 milioni di euro – a clienti della banca (che in realtà erano soprattutto familiari e conoscenti) senza però incassare il relativo importo e procedendo soltanto pochi giorni dopo (se non il giorno successivo) al disinvestimento. In questo modo la Cassa depositi e prestiti avrebbe comunque pagato la percentuale alle Poste a prescindere da quanto stessero fermi i depositi e le Poste, grazie alla documentazione prodotta dai dipendenti, avrebbero girato loro i premi. Secondo la difesa non si tratta di raggiro: «Il compito dei dipendenti era di raccogliere somme al lordo e non dedotti i rimborsi. Il problema è che il contratto tra Poste e Cassa doveva prevedere un periodo minimo di investimento». Il procedimento, rinviato al 12 febbraio, è a carico di: Maria Gabriella Rosa, 53 anni di Fanna; Mauro Turco, 51 di Aviano; Franca De Zan, 50 di Aviano; Angela Giacomello, 55 anni di Montereale Valcellina; Mauro De Michiel, 47enne di Castelnuovo; Paola Gobbo, 46enne di Spilimbergo; Biagio Lista, 56 di Cordenons; Laura Basso, 51 di Casarsa; Loris Zancai, 48 anni di Cordenons; Lea Dell’Anna, 58 di Pordenone; Sandra Del Zotto, 47 di Cordenons; Franca Catini, 56enne di Fontanafredda; Daniela Biasi, 46 di Cordenons; Graziella Nespolo, 51 di Porcia; Emidio Antonio Bernabei, 49enne di Casarsa; Elisabetta Grimaldi, 45 di Pordenone; Carlo Mondello, 48 di Casarsa; Antonella Del Pin, 47; Natale Salvador, 50; Dina Busetto, 49; Maria Rosa Busetto, 61; Rachele Pegolo, 51; Pierluigi Brescancin, 61enne; Camilla Oscuro, 58 anni; Paola Brescacin, 50; Rita Piovesana, 49enne, tutti di Sacile.
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