Trgovski dom tra commercio storia, dolore ed Europa

Il Trgovski dom, forse più di ogni altro palazzo o monumento in città, racconta efficacemente i difficili anni che Gorizia si trovò a vivere tra l’epoca fascista e il secondo dopoguerra. Nel 1903 la...

Il Trgovski dom, forse più di ogni altro palazzo o monumento in città, racconta efficacemente i difficili anni che Gorizia si trovò a vivere tra l’epoca fascista e il secondo dopoguerra.

Nel 1903 la Trgovsko obrtna zadruga (la Banca di credito cooperativo commerciale e artigiano) acquista il terreno sul quale l’anno successivo sorge il Trgovski dom, ovvero la casa del commercio, che diventa subito il polo di riferimento nazionale per gli sloveni di Gorizia. Nello stabile progettato dall’architetto Max Fabiani trovano sede le principali istituzioni culturali ed economiche slovene, nonché una sala - poi ribattezzata sala Petrarca - che diventa fulcro delle principali iniziative organizzate dalla comunità. Le tante acquisizioni della Trgovsko obrtna zadruga (che acquistò anche il Suedbahn hotel, oggi caserma Guella, in piazza Battisti) contribuirono al crack dello stesso istituto creditizio, che fu posto in liquidazione nel 1912. Un’operazione, questa, minata anche dallo scoppio della Grande guerra, che rallentò inevitabilmente l’alienazione degli immobili: mentre l’albergo di piazza Battisti fu occupato dalle truppe militari italiane (e successivamente acquisito dallo Stato italiano nel 1927), il Trgovski dom rimase senza acquirenti: al termine del conflitto, così, si insediarono nello stabile associazioni culturali e professionisti sloveni, mentre al pian terreno fu aperta una filiale della Banca di credito di Lubiana.

Con l’avvento del fascismo e dell’avvio dell’opera di italianizzazione voluta dal regime, la Casa del commercio slovena divenne uno dei bersagli privilegiati dell’azione degli squadristi: che, nel novembre del 1926, devastarono gli uffici e occuparono il palazzo, costringendo di fatto il comitato liquidatore ad affittare la struttura al Patronato scolastico. Di lì a poco il palazzo fu ribattezzato eloquentemente Casa Littoria e divenne sede goriziana del Partito nazionale fascista. Negli anni del Dopoguerra e dei tumulti per la definizione dei confini, il palazzo fu oggetto di più di un attentato dinamitardo, mentre una causa per dichiarare nulla la compravendita dell’immobile avvenuta nel 1933 si risolse in favore del Demanio, che è ancora proprietario della struttura, in parte restituita oggi - anche dopo un passaggio parlamentare - alle attività della comunità slovena di Gorizia.

E al piano terra, quasi a simboleggiare la pacificazione a lungo cercata, si è insediato un paio d’anni fa il Gruppo europeo di cooperazione territoriale costituito tra i Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter- Vrtojba. (chr.s.)

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