Tre femminicidi in un anno sotto la lente della procura
In un anno, dal 25 novembre 2020, la procura di Pordenone ha indagato su tre femminicidi, uno a Roveredo in Piano, due nel portogruarese. Se ne è parlato al convegno “Violenza di genere e donne migranti: tra vulnerabilità e tutele giuridiche” organizzato dal’Ordine degli avvocati di Pordenone al teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento. In base al rapporto del ministero dell’Interno sul triennio 2016-2019, si stanno diffondendo anche in Italia e riguardano sempre più i minorenni reati come la a riduzione in schiavitù (279 casi), la tratta di persone (118 casi) e l’acquisto e l’alienazione di schiavi (44 casi). Fra i relatori il pm Marco Faion, che ha analizzato i reati introdotti dal Codice rosso e quelli che colpiscono prevalentemente le donne migranti quali le mutilazioni genitali femminili, lo sfruttamento della prostituzione e l’induzione al matrimonio.
Hanno partecipato al convegno il viceprefetto Carolina Costa, l’avvocato Aurelia Barna per la Commissione regionale pari opportunità, il comandante del nucleo investigativo dell’Arma Giacomo De Carlini e il comandante della stazione di San Vito, la polizia di Stato, il professor Federico Battera, la vicepresidente e direttrice del centro antiviolenza Voce Donna Laura Bosi, i presidenti delle comunità di migranti del Pordenonese. Numerosi anche gli amministratori in platea. L’iniziativa è stata organizzata con la preziosa collaborazione dell’assessore alle pari opportunità Giulia Napoli.
Ospite d’eccezione la Giudice tunisina Donia Ben Romdhane, consulente per le Nazioni unite in tema di problematiche di genere,che ha tenuto una lezione di diritto comparato sulla legislazione in tema di violenza di genere vigente nei paesi arabi e africani da cui provengono molte delle migrazioni presenti sul nostro territorio evidenziando come, nonostante molti stati abbiano ratificato le convenzioni internazionali, continuano a perpetrare violenze e violazioni dei diritti umani.
Il commissario Elda Aulenti, dirigente dell’Ufficio Immigrazione, ha illustrato di quali tutele giuridiche possono fruire le donne migranti, che spesso non denunciano le violenze perché temono di perdere il titolo di soggiorno. Nella seconda parte del convegno i relatori (Nuovi vicini, Sportello Abramo, associazione Istrice) hanno affrontato tematiche specifiche. « Dal convegno è emerso– ha detto l’avvocata Sara Rizzardo, presidente del Comitato – come per le donne migranti sia più difficile uscire dal circuito della violenza per una serie di fattori tra cui per esempio la mancanza di adeguate informazioni circa le possibilità offerte dal territorio, le barriere linguistiche, la mancanza di una rete sociale di riferimento». Da qui l’importanza di una formazione specifica degli operatori. —
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