Tra i testimoni la vedova di Romano Mussolini

Si è presentata in tribunale poco prima delle nove del mattino. Cercava l’aula in cui avrebbe dovuto prestare la propria testimonianza. E la sua presenza, nonostante gli occhiali scuri indossati...
Udineo 08 Febbraio 2012 tribunale Copyright PFP/TURCO
Udineo 08 Febbraio 2012 tribunale Copyright PFP/TURCO

Si è presentata in tribunale poco prima delle nove del mattino. Cercava l’aula in cui avrebbe dovuto prestare la propria testimonianza. E la sua presenza, nonostante gli occhiali scuri indossati anche durante l’audizione, non è passata inosservata. Perchè a distinguerla, oltre al portamento elegante e cortese, è il nome - decisamente altisonante - del marito di cui è rimasta vedova da tempo: lei si chiama Carla Maria Puccini, è stata un volto del piccolo e del grande schermo, come conduttrice e attrice, e oggi ha 77 anni, lui era Romano Mussolini, il quartogenito di Benito Mussolini e Rachele Guidi.

Citata come teste dal pm Paola De Franceschi, era chiamata a rispondere a domande relative a un’inchiesta su un giro di opere d’arte contraffatte. Praticamente le stesse che le erano già state poste dai carabinieri, in fase di indagini preliminari, e che martedì, davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Paolo Milocco (a latere, i colleghi Mauro Qualizza e Luca Carboni), ha confermato laddove la memoria - considerato il lungo tempo trascorso dai fatti in contestazione - gliel’ha consentito. In ballo, l’autenticità o meno dei quadri attribuiti alla mano del marito e che Carla Maria Puccini, pur tra molte incertezze, ha detto di avere in parte riconosciuto. Pochi minuti appena, per congedarsi poi con la stessa grazia e riprendere la strada di casa.

In aula, ad ascoltarla dall’altra parte del banco, alcuni dei legali che compongono il collegio difensivo, gli avvocati Erica Cicuttini, Piera Cruciatti e Mario Conestabo. Nove, invece, gli imputati, a cominciare da Beppino Mion, 73 anni, di Gonars, già noto agli uffici per vicende simili (un procedimento relativo a copie di Botero e Dalì vendute per originali si era chiuso con la sua assoluzione in Appello nel 2014), e accusato ora di avere falsificato dipinti di Zoran Music, oltre che della ricettazione di alcune opere autentiche rubate e di un assai più lungo elenco di opere contraffatte. Tutte custodite in un magazzino di Gonars. —

L.D.F.

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